Comunicazione di servizio
Massimo, ho sentito il tuo messaggio in segreteria.
Ti richiamo uno di questi giorni e vediamo di andare a pranzo insieme e di parlare di business intelligence (per i profani che stanno ascoltando: la B.I. non è il servizio segreto della fininvest).
Già che ci sono ti racconto cosa pensavo questa mattina mentre pensavo, all'altezza dell'uscita S.Vitale, "devo chiamare Massimo".
Massimo: una volta questo nome mi stava sulle palle.
O meglio mi è stato su fino a 20 anni circa.
Poi la cosa era rientrata e mi era tornata in mente solo di recente, constatando quanti Massimi blogger ci sono (anche Micheli dirai tu, ma verso i Micheli non ho alcun pregiudizio particolare).
Io, si sa, mi chiamo Giorgio. Perchè a mia madre, contadina, piaceva un cavallo di nome Giorgio.
Curiosità: lei non sapeva che Giorgio significa contadino.
Quindi questo nome, oltre a ricordarmi un cavallo mai conosciuto, mi ricorda anche le mie origini contadine.
Cosicchè, quando mi guardo allo specchio, spesso penso di me - non senza ragione: "due spalle rubate all'agricoltura".
A me Giorgio piaceva come nome, aveva una certa simmetria e non era affatto diffuso fra le persone che conoscevo io: Giovanni, Stefano, Tonno, Michele, Franco, Maurizio, Vicky, Frongia, Davide, Scimmia, Andrea, ecc. ecc.
Nessuno si chiamava Giorgio e nessuno si chiamava Massimo.
Il primo Massimo che non sopportavo lo conobbi alla colonia pontificia di Miramare.
Dove, nella mia infanzia, trascorrevo felice il mese di luglio .
Era un posto da sogno: grandi camerate piene di bambini e di belle signorine ventenni che ci dovevano badare, ma che ci facevano già sognare.
Alla mattina alle 4 (anche a 8 anni ero già io) mi alzavo e andavo al piano dei bagni, dove le finestre erano aperte, per guardare stupefatto il sole che nasceva sul mare.
Poi la magia della sabbia e del bagno nel mare.
Il pranzo sulle lunghissime tavolate del refettorio, a tirarci, alla fine, la frutta marcia in faccia.
Le battaglie a cuscinate alla sera nelle camerate.
Gli sguardi furtivi alle femmine al rompete le righe dopo l'alzabandiera, unico momento della giornata in cui le vedevamo da vicino.
Però a guastarmi la festa c'era Massimo.
Quando era l'ora della marcia e del successivo alzabandiera (o ammaina alla sera) io dovevo marciare tenendo per mano Massimo.
Il problema è che lui a volte si cacava sotto (nel senso letterale), emanando un fetore insopportabile.
Io protestavo con lui e lui si incazzava con me.
Una volta, mentre ci tenevamo per mano, ed io avevo appena fatto un apprezzamento sulla puzza che usciva dai suoi calzoncini, piantò l'unghia affilatissima del suo pollice nella mia mano, facendola sanguinare incredibilmente.
Controllo: la cicatrice c'è ancora adesso !
Gli altri Massimi vennero parecchi anni dopo.
Quando scoprii che tutte le ragazze più carine si innamoravano o si fidanzavano sempre con qualche Massimo.
Sembrava che bastasse chiamarsi Massimo per fare delle comode stragi di cuori adolescenti.
Io invece, con il mio proletario Giorgio, dovevo sudarmi ogni piccola conquista.
Non era giusto !
La cosa culminò verso i 20 anni.
Quando sbandai per una certa Susi, professione apprendista parrucchiera.
La conoscevo da tempo, abitava nel mio quartiere, ma mi sembrava che non mi vedesse proprio.
Bella come una dea, davanti a lei mi sentivo trasparente.
Invece un giorno ci mettiamo a chiacchierare e mi sembra di esserele simpatico.
Le strappo la promessa di andarla a prendere all'uscita dal lavoro !
Naturalmente un Angelo mi aiuta e mi fornisce l'arma segreta per stenderla definitivamente:
la ford consul rossa di suo padre, usata, impianto a gas, ma se giravi lo switch su benzina il 2000 cc scattava come una pantera e le sospensioni morbide (o forse scariche) facevano rialzare imperiosamente il muso.
Arrivo davanti al salone gasato come pochi.
La bionda esce, sale su e parto con la guida più pazza di cui posso essere capace.
All'arrivo è fatta e mi da un bacio che mi scioglie la corteccia cerebrale.
....
Poi, dopo qualche giorno, le cose si complicano.
"Sai, Massimo, il mio fidanzato. Si l'avevo lasciato ma ora ci siamo rimessi insieme.
A questo punto la mia antipatia per i Massimi raggiunse il culmine.
Beh, scusa se ho divagato, ci vediamo presto ... Massimo !
5AM