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Buongiorno !
5am
29/10/2004
28/10/2004
tormento(ne) google
Ieri sera, al rientro dal lavoro, nei 20 minuti che ho impegato a percorrere i 500 metri di tangenziale che vanno da Borgo Panigale all'Aeroporto, ho sfogliato Il Sole 24 Ore.
E' sempre un bel giornale, denso di notizie utili, come quella sulla pubblicazione della consueta analisi annuale di Mediobanca sui bilanci delle principali aziende italiane, o come quella sul nuovo documento della fondazione OIC (organismo italiano di contabilità) sugli effetti della riforma del diritto societario nella redazione del bilancio d'esercizio.
Ma una notizia, più di tutte, ha attirato la mia curiosità e l'ho voluta leggere subito. Il titolo: “Google poteva essere made in Italy”; l'autore: Vito Lops; l'argomento: è un 'intervista al giovane matematico veneziano (lo so, di solito i matematici sono napoletani, ma questo è veneziano, cosa ci volete fare ?) Massimo Marchiori, autore, nel 1997, di Hypersearch un motore di ricerca che “poggiava su un algoritmo più “qualitativo” rispetto a quello di Google”.
Dunque Marchiori avrebbe discusso nel 1997 di motori di ricerca con il signor Larry Page, della premiata ditta Page & Brin, cercando di spiegargli che il metodo di ricerca del pagerank aveva un sacco di difetti e, a quanto pare, convincendolo dell'esatto contrario. A tal punto da indurlo a creare il famoso google, basato proprio sul pagerank.
Il titolo dell'articolo evoca un micidiale e tipico mix di senso d'orgoglio, d'invidia e di sfiga nazional-popolare, cui sembra però, fortunatamente, essere immune il diretto interessato che, fra le righe, lascia intendere che pure lui, sooner or later, tirerà fuori dal cassetto le sue formulette e si metterà in affari.
E lo farà quando google fallirà miseramente, vittima delle debolezze di fondo del metodo pagerank, che lui aveva già individuato nel 1997 e che aveva cercato, invano, di spiegare a quel cocciuto di Larry.
E sapete quale sarà una delle cause principali di questo fallimento ?
I blog.
Sì, avete capito bene, proprio i nostri cari, amati e odiati blog.
Per evitare malintesi riporto le testuali parole del Dr. Marchiori: “con il boom dei blog nella Rete, il link, l'elemento centrale su cui si basa l'algoritmo di Google, ha perso il peso specifico che aveva nel 1997 ed è oggi inflazionato.”
Come al solito Massimo vede le cose esattamente al contrario di Larry.
A Larry, infatti, piacciono tanto i blog che si è perfino comprato Blogger, la piattaforma numero uno, in tutti i sensi, dei blog.
Chi avrà ragione ?
Ai posteri l'ardua sentenza.
Buongiorno a tutti !
5am
Ieri sera, al rientro dal lavoro, nei 20 minuti che ho impegato a percorrere i 500 metri di tangenziale che vanno da Borgo Panigale all'Aeroporto, ho sfogliato Il Sole 24 Ore.
E' sempre un bel giornale, denso di notizie utili, come quella sulla pubblicazione della consueta analisi annuale di Mediobanca sui bilanci delle principali aziende italiane, o come quella sul nuovo documento della fondazione OIC (organismo italiano di contabilità) sugli effetti della riforma del diritto societario nella redazione del bilancio d'esercizio.
Ma una notizia, più di tutte, ha attirato la mia curiosità e l'ho voluta leggere subito. Il titolo: “Google poteva essere made in Italy”; l'autore: Vito Lops; l'argomento: è un 'intervista al giovane matematico veneziano (lo so, di solito i matematici sono napoletani, ma questo è veneziano, cosa ci volete fare ?) Massimo Marchiori, autore, nel 1997, di Hypersearch un motore di ricerca che “poggiava su un algoritmo più “qualitativo” rispetto a quello di Google”.
Dunque Marchiori avrebbe discusso nel 1997 di motori di ricerca con il signor Larry Page, della premiata ditta Page & Brin, cercando di spiegargli che il metodo di ricerca del pagerank aveva un sacco di difetti e, a quanto pare, convincendolo dell'esatto contrario. A tal punto da indurlo a creare il famoso google, basato proprio sul pagerank.
Il titolo dell'articolo evoca un micidiale e tipico mix di senso d'orgoglio, d'invidia e di sfiga nazional-popolare, cui sembra però, fortunatamente, essere immune il diretto interessato che, fra le righe, lascia intendere che pure lui, sooner or later, tirerà fuori dal cassetto le sue formulette e si metterà in affari.
E lo farà quando google fallirà miseramente, vittima delle debolezze di fondo del metodo pagerank, che lui aveva già individuato nel 1997 e che aveva cercato, invano, di spiegare a quel cocciuto di Larry.
E sapete quale sarà una delle cause principali di questo fallimento ?
I blog.
Sì, avete capito bene, proprio i nostri cari, amati e odiati blog.
Per evitare malintesi riporto le testuali parole del Dr. Marchiori: “con il boom dei blog nella Rete, il link, l'elemento centrale su cui si basa l'algoritmo di Google, ha perso il peso specifico che aveva nel 1997 ed è oggi inflazionato.”
Come al solito Massimo vede le cose esattamente al contrario di Larry.
A Larry, infatti, piacciono tanto i blog che si è perfino comprato Blogger, la piattaforma numero uno, in tutti i sensi, dei blog.
Chi avrà ragione ?
Ai posteri l'ardua sentenza.
Buongiorno a tutti !
5am
27/10/2004
non mi R-FIDo
I vecchi, si sa, sono diffidenti.
E io non mi fido.
Non mi fido delle parole d'ordine che ogni 6 mesi vengono lanciate dai guru di turno, e subito ripetute da stampa e commerciali con ritornelli ossessivi.
Non mi fido degli investimenti di cui non si possa stabilire in poco tempo un costo preciso e ragionevole ed una durata definita.
Se volete una rapida panoramica delle mode, più o meno fasulle, che in questi anni hanno fatto sacrificare fior di quattrini a fior di aziende, eccovi serviti:
ERP = Enterprise Resource Planning = Sistema Informativo Integrato = SAP. Avevi un buon programma di contabilità, le bolle e le fatture già le facevi e non eri soddisfatto, ti mancava qualcosa. Ora sei felice, hai comprato un ERP, hai speso qualche milione (di euro) e, dopo tre anni di lacrime e sangue, finalmente le bolle escono di nuovo come si deve. PS: lo chiamano pacchetto, ma vi assicuro che è il più grosso pacco che avrete mai preso.
BPR = Business Process Re-engeneering (di solito associato all'introduzione di un ERP). Pagare un bello studio, copiato da quello di un'altra azienda, a volte dimenticandosi di modificare i nomi, su come dovresti essere organizzato, lasciare che quattro incompetenti ti incasinino l'azienda per qualche mese, poi cercare a fatica di rimettere insieme i cocci. Una curiosità mi è rimasta: io vendo bicchieri di carta, a cosa mi sarebbe mai servito il reparto assistenza tecnica ?
SCM = Supply Chain Management. Trattasi di un sofisticatissimo ed innovativo software che t'insegna a... fare il conto della serva. Cioè a produrre quello di cui hai bisogno quando ne hai bisogno. Insomma, banalizzando un pò, il classico missile nucleare per andare a caccia di mosche. Senza contare che era già incluso nell'ERP che avevi già comprato, ma nessuno se n'era accorto.
CRM = Customer Relationship Management. Come spendere parecchi milioni, sempre in euro, per un centralino, una rubrica ed un'agenda.
BSC = Balanced Scorecards. Alcune simpatiche tabelle di improbabili indici di risultato, che nessuno nella vostra azienda riuscirà mai a tenere aggiornati.
ABC = Activity Based Costing. Calcolare i costi dei processi aziendali. Vi siete mai chiesti quanto vi costa emettere una fattura ? Vi siete mai chiesti quanto costa fare un recupero crediti ? Vi siete mai chiesti quanto costa la pausa caffè ? No ? Siete i soliti vetero-capitalisti, preoccupati solo del costo del prodotto ! Come dite ? Vi siete però chiesti quanto Vi costa quel consulente da quattro soldi, che parla solo per sigle e frasi fatte ? Beh, suvvia, non è il caso di andare sempre a cercare il pelo nell'uovo.
ABM = Activity Based Management, derivato dall'ABC. Gestire l'azienda per processi. Ovvero quando quelli del commerciale si fanno i cazzi di quelli della produzione, e viceversa, e quando quelli della contabilità si fanno i cazzi di tutti gli altri.
TCO = Total Cost of Ownership. Ovvero i pc con i programmi della microsoft costano troppo. Pagare per credere.
WI-FI = Wireless Fidelity. Finalmente una cosa che funziona e che costa poco. Non fosse che poi ci hanno ammorbato con questa sigletta per 4 anni, non essendoci nulla di più interessante di cui parlare.
R-FID = Radio Frequency Identification. Cioè il futuro sostituto del codice a barre. Tradotto non sembra così eccitante vero ? Pensate che, solo 12 mesi fa, cercare informazioni su questa tecnologia era come cercare un ago nel pagliaio. Oggi sembra che anche l'ultimo sfigato sia un'autorità in materia. Tutti ne parlano fino alla nausea. Wal Mart ha pensato di introdurre l'R-Fid sui suoi prodotti ? HP e IBM sono fornitori di Wal Mart ? Sì, di pc e stampanti da vendere sugli scaffali dei supermercati e, improvvisamente, si scoprono essere autorità in materia. E vai con i convegni, vai con i redazionali ! In realtà ad oggi ancora nessuno ha visto un r-fid vero funzionare in un negozio vero.
Cosa ci volete fare, questa mattina mi sono svegliato un pò storto. Sarà colpa di quella maledetta zanzara che mi ronzava sopra la testa.
comunque, Buongiorno a tutti !
5am
update 28/10/04: se volete vedere un video, breve ma spassoso, sugli effetti dell'introduzione di SAP nelle aziende, lo potete scaricare da qui (un pò complicato, ma vale la pena).
I vecchi, si sa, sono diffidenti.
E io non mi fido.
Non mi fido delle parole d'ordine che ogni 6 mesi vengono lanciate dai guru di turno, e subito ripetute da stampa e commerciali con ritornelli ossessivi.
Non mi fido degli investimenti di cui non si possa stabilire in poco tempo un costo preciso e ragionevole ed una durata definita.
Se volete una rapida panoramica delle mode, più o meno fasulle, che in questi anni hanno fatto sacrificare fior di quattrini a fior di aziende, eccovi serviti:
ERP = Enterprise Resource Planning = Sistema Informativo Integrato = SAP. Avevi un buon programma di contabilità, le bolle e le fatture già le facevi e non eri soddisfatto, ti mancava qualcosa. Ora sei felice, hai comprato un ERP, hai speso qualche milione (di euro) e, dopo tre anni di lacrime e sangue, finalmente le bolle escono di nuovo come si deve. PS: lo chiamano pacchetto, ma vi assicuro che è il più grosso pacco che avrete mai preso.
BPR = Business Process Re-engeneering (di solito associato all'introduzione di un ERP). Pagare un bello studio, copiato da quello di un'altra azienda, a volte dimenticandosi di modificare i nomi, su come dovresti essere organizzato, lasciare che quattro incompetenti ti incasinino l'azienda per qualche mese, poi cercare a fatica di rimettere insieme i cocci. Una curiosità mi è rimasta: io vendo bicchieri di carta, a cosa mi sarebbe mai servito il reparto assistenza tecnica ?
SCM = Supply Chain Management. Trattasi di un sofisticatissimo ed innovativo software che t'insegna a... fare il conto della serva. Cioè a produrre quello di cui hai bisogno quando ne hai bisogno. Insomma, banalizzando un pò, il classico missile nucleare per andare a caccia di mosche. Senza contare che era già incluso nell'ERP che avevi già comprato, ma nessuno se n'era accorto.
CRM = Customer Relationship Management. Come spendere parecchi milioni, sempre in euro, per un centralino, una rubrica ed un'agenda.
BSC = Balanced Scorecards. Alcune simpatiche tabelle di improbabili indici di risultato, che nessuno nella vostra azienda riuscirà mai a tenere aggiornati.
ABC = Activity Based Costing. Calcolare i costi dei processi aziendali. Vi siete mai chiesti quanto vi costa emettere una fattura ? Vi siete mai chiesti quanto costa fare un recupero crediti ? Vi siete mai chiesti quanto costa la pausa caffè ? No ? Siete i soliti vetero-capitalisti, preoccupati solo del costo del prodotto ! Come dite ? Vi siete però chiesti quanto Vi costa quel consulente da quattro soldi, che parla solo per sigle e frasi fatte ? Beh, suvvia, non è il caso di andare sempre a cercare il pelo nell'uovo.
ABM = Activity Based Management, derivato dall'ABC. Gestire l'azienda per processi. Ovvero quando quelli del commerciale si fanno i cazzi di quelli della produzione, e viceversa, e quando quelli della contabilità si fanno i cazzi di tutti gli altri.
TCO = Total Cost of Ownership. Ovvero i pc con i programmi della microsoft costano troppo. Pagare per credere.
WI-FI = Wireless Fidelity. Finalmente una cosa che funziona e che costa poco. Non fosse che poi ci hanno ammorbato con questa sigletta per 4 anni, non essendoci nulla di più interessante di cui parlare.
R-FID = Radio Frequency Identification. Cioè il futuro sostituto del codice a barre. Tradotto non sembra così eccitante vero ? Pensate che, solo 12 mesi fa, cercare informazioni su questa tecnologia era come cercare un ago nel pagliaio. Oggi sembra che anche l'ultimo sfigato sia un'autorità in materia. Tutti ne parlano fino alla nausea. Wal Mart ha pensato di introdurre l'R-Fid sui suoi prodotti ? HP e IBM sono fornitori di Wal Mart ? Sì, di pc e stampanti da vendere sugli scaffali dei supermercati e, improvvisamente, si scoprono essere autorità in materia. E vai con i convegni, vai con i redazionali ! In realtà ad oggi ancora nessuno ha visto un r-fid vero funzionare in un negozio vero.
Cosa ci volete fare, questa mattina mi sono svegliato un pò storto. Sarà colpa di quella maledetta zanzara che mi ronzava sopra la testa.
comunque, Buongiorno a tutti !
5am
update 28/10/04: se volete vedere un video, breve ma spassoso, sugli effetti dell'introduzione di SAP nelle aziende, lo potete scaricare da qui (un pò complicato, ma vale la pena).
the next big thing ?
Beh, non è detto che loro debbano avere il monopolio delle buone idee.
Questi di clusty mi sembra che abbiano avuto una buona idea (*) da sommare alle tante buone idee contenute in google.
Bisogna però riconoscere che google finora l'ha presa sportivamente, infatti...
indovinate un pò come ho trovato l'indirizzo.
5am
(*) La buona idea consiste nel fornire un'aggregazione, per argomento o per altre categorie, dei risultati della ricerca.
Beh, non è detto che loro debbano avere il monopolio delle buone idee.
Questi di clusty mi sembra che abbiano avuto una buona idea (*) da sommare alle tante buone idee contenute in google.
Bisogna però riconoscere che google finora l'ha presa sportivamente, infatti...
indovinate un pò come ho trovato l'indirizzo.
5am
(*) La buona idea consiste nel fornire un'aggregazione, per argomento o per altre categorie, dei risultati della ricerca.
26/10/2004
"...purchè ambientato di notte"
Adesso ho scoperto cosa c'è di sbagliato nel mio blog: è il titolo !
Adesso ho scoperto cosa c'è di sbagliato nel mio blog: è il titolo !
siete informati ?
Secondo Voi Basilea2 è:
a) La nuova linea di metropolitana di superficie della città svizzera;
b) Un nuovo programma edilizio che inaugura l'espansione all'estero della Edilnord;
c) Il prossimo risultato del campionato svizzero: Basilea2 - Lugano1
La risposta esatta è qui.
E del DPS cosa mi dite ? Scegliete fra:
a) Dove Possiamo Sbattere ? (la testa)
b) Demone ! Porco ! Salame ! (interiezioni assortite)
O, più burocraticamente parlando, questa roba qui.
Secondo Voi Basilea2 è:
a) La nuova linea di metropolitana di superficie della città svizzera;
b) Un nuovo programma edilizio che inaugura l'espansione all'estero della Edilnord;
c) Il prossimo risultato del campionato svizzero: Basilea2 - Lugano1
La risposta esatta è qui.
E del DPS cosa mi dite ? Scegliete fra:
a) Dove Possiamo Sbattere ? (la testa)
b) Demone ! Porco ! Salame ! (interiezioni assortite)
O, più burocraticamente parlando, questa roba qui.
cifre tonde
Sono belle le cifre tonde: ieri, ad un'ora imprecisata questo blog ha raggiunto i 40.000 accessi.
Non ho assistito allo scoccare del 40millesimo accesso, è passata la trepidazione dei bei tempi, ma un semplice calcolo fa risalire a ieri l'evento.
Comunque il blog ha due anni, 40.000 diviso due fa 20.000/anno, roba da terzo mondo, lo so, ma non mi dispiace poi tanto, c'è anche di peggio.
Come direbbe l'arguto Spiritum, è una discreta misura d'ombelico.
Sono belle le cifre tonde: ieri, ad un'ora imprecisata questo blog ha raggiunto i 40.000 accessi.
Non ho assistito allo scoccare del 40millesimo accesso, è passata la trepidazione dei bei tempi, ma un semplice calcolo fa risalire a ieri l'evento.
Comunque il blog ha due anni, 40.000 diviso due fa 20.000/anno, roba da terzo mondo, lo so, ma non mi dispiace poi tanto, c'è anche di peggio.
Come direbbe l'arguto Spiritum, è una discreta misura d'ombelico.
Smau 2004 - quasi un bloggers' raduno
Della mia accompagnatrice, Aglaja, vi ho già detto, ma non vi ho detto di un tentativo, alla mia maniera un pò "casual", di organizzare un altro blogger raduno.
Metto un commento sul blog di Dario, di questo tenore: "Venerdì sarò a Milano per lo smau, potremmo incontrarci, per le coordinate: 5delmattino@gmail.com".
La risposta non tarda ed è di questo tono: "Certo che potremmo vederci, io lavoro fino alle 18 dalle parti di Linate".
Le 18 è giusto l'ora in cui pensavo di rientrare a Bologna, tuttavia gli mando il mio numero di telefono, si sa mai.
Venerdì, ore 18.30, 2 chilometri da Fiorenzuola d'Arda, 40 chilometri dall'inizio della riserva del gasolio, saltato già un distributore della Erg (come sapete per il mio diesel voglio solo il blu diesel dell'agip), Aglaja, ignara di tutto, continua fiduciosa a parlare con me.
Suona il telefono, al secondo squillo parte il vivavoce:
"Pronto"
"Pronto, sei tu ?"
"Si sono io, e tu sei tu ?"
"Sì, sono io, dove sei ?"
"Eh, sono già in autostrada, ho passato Piacenza"
"Che peccato, pensavo ti saresti fermato a Milano anche questa sera"
"No no, non te l'avevo detto, ma era solo una toccata e fuga"
Intanto svolto a destra per entrare nell'area di servizio, che ricordo essere Agip, ma, distratto dalla telefonata, imbocco invece la rampa di uscita di Fiorenzuola, che sembra un ottovolante e mi ributta sull'autostrada giusto dopo l'area di servizio.
Comincio ad essere leggermente preoccupato: da 45 chilometri sono in riserva, non posso andare avanti ancora per molto.
Lo dico al telefono e Aglaja si gira verso di me e mi guarda preoccupata.
Sono comunque tranquillo, Dario di mestiere organizza soccorsi stradali.
Finita la telefonata e quasi finita la riserva di gasolio, a Fidenza mi arrendo, esco dall'autostrada alla ricerca di un distributore.
E' subito lì, naturalmente non è agip, è un esso, ma facciamo buon viso a cattiva sorte:
"Il pieno, grazie !"
5am
Della mia accompagnatrice, Aglaja, vi ho già detto, ma non vi ho detto di un tentativo, alla mia maniera un pò "casual", di organizzare un altro blogger raduno.
Metto un commento sul blog di Dario, di questo tenore: "Venerdì sarò a Milano per lo smau, potremmo incontrarci, per le coordinate: 5delmattino@gmail.com".
La risposta non tarda ed è di questo tono: "Certo che potremmo vederci, io lavoro fino alle 18 dalle parti di Linate".
Le 18 è giusto l'ora in cui pensavo di rientrare a Bologna, tuttavia gli mando il mio numero di telefono, si sa mai.
Venerdì, ore 18.30, 2 chilometri da Fiorenzuola d'Arda, 40 chilometri dall'inizio della riserva del gasolio, saltato già un distributore della Erg (come sapete per il mio diesel voglio solo il blu diesel dell'agip), Aglaja, ignara di tutto, continua fiduciosa a parlare con me.
Suona il telefono, al secondo squillo parte il vivavoce:
"Pronto"
"Pronto, sei tu ?"
"Si sono io, e tu sei tu ?"
"Sì, sono io, dove sei ?"
"Eh, sono già in autostrada, ho passato Piacenza"
"Che peccato, pensavo ti saresti fermato a Milano anche questa sera"
"No no, non te l'avevo detto, ma era solo una toccata e fuga"
Intanto svolto a destra per entrare nell'area di servizio, che ricordo essere Agip, ma, distratto dalla telefonata, imbocco invece la rampa di uscita di Fiorenzuola, che sembra un ottovolante e mi ributta sull'autostrada giusto dopo l'area di servizio.
Comincio ad essere leggermente preoccupato: da 45 chilometri sono in riserva, non posso andare avanti ancora per molto.
Lo dico al telefono e Aglaja si gira verso di me e mi guarda preoccupata.
Sono comunque tranquillo, Dario di mestiere organizza soccorsi stradali.
Finita la telefonata e quasi finita la riserva di gasolio, a Fidenza mi arrendo, esco dall'autostrada alla ricerca di un distributore.
E' subito lì, naturalmente non è agip, è un esso, ma facciamo buon viso a cattiva sorte:
"Il pieno, grazie !"
5am
crisis reloaded
Questa mattina non mi faccio fregare dall'enel: i post li scrivo prima su word, con frequenti salvataggi, poi li pubblicherò.
Parlavamo poco fa di smau 2004, ebbene non mi sembrava certo la stessa persona, Aglaja, quando ieri l'ho vista, con quel generoso décolleté.
Venerdì scorso, quando è salita in auto con me, direzione Milano - Fiera - Smau, era arredata in maniera tutt'altro che provocante, vi basti solo la citazione del foulardino modello collettivo femminista o, se preferite un riferimento più aggiornato, modello duesimone.
Se mai fossi stato animato da cattivi propositi, e non lo ero, un'occhiata al foulard sarebbe bastata a fugarli.
Quindi il viaggio ha preso subito un tono serio e professionale, com'era giusto che fosse.
Che dire dello smau ?
Beh, la cosa più interessante l'ho vista fuori, a pochi metri dalla porta Eginardo (mi pare), c'era un palazzo bellissimo, ci ho girato intorno due volte poi ci ho parcheggiato l'auto vicino.
Al ritorno non ho resistito, sono andato all'ingresso per vedere chi ci lavorasse dentro, nessuna insegna, targa o campanello a deturpare la purezza dell'ingresso ed a soddisfare la mia curiosità.
Però sulla porta stava un simpatico signore.
Camicia bianca, pancia prominente, sigaretta in bocca. Mancava solo un paio di bretelle a farne il perfetto prototipo del giornalista in pausa relax fra un articolo e la riunione con il redattore capo.
"Scusi cosa c'è qui dentro ?" faccio io.
"E' la sede de Il Sole 24 Ore," risponde, gentile, lui.
"Ah, molto bella, complimenti !" e lo saluto, notando nuovamente quello che avevo già notato: un manifesto del settimanale "Ventiquattro" dietro la vetrata ed il colore dei mattoni del palazzo, della stessa tonalità delle pagine del giornale.
Le altre cose che si notavano dello smau 2004 erano le assenze: Telecom Italia, che valeva un intero padiglione, spazzata via; Tiscali e Panasonic, altro mezzo padiglione, pure sparite; Sony: quattro playstation(s) e pedalare.
Insomma la crisi dell'informatica è stabile e ci fa bene: uno smau più concentrato, con tanti piccoli stand di cinesini pieni di schede, antennine, telecamerine, palmarini dall'aspetto molto allettante. Meno spettacolo e più sostanza, come piace a noi duri.
Questa mattina non mi faccio fregare dall'enel: i post li scrivo prima su word, con frequenti salvataggi, poi li pubblicherò.
Parlavamo poco fa di smau 2004, ebbene non mi sembrava certo la stessa persona, Aglaja, quando ieri l'ho vista, con quel generoso décolleté.
Venerdì scorso, quando è salita in auto con me, direzione Milano - Fiera - Smau, era arredata in maniera tutt'altro che provocante, vi basti solo la citazione del foulardino modello collettivo femminista o, se preferite un riferimento più aggiornato, modello duesimone.
Se mai fossi stato animato da cattivi propositi, e non lo ero, un'occhiata al foulard sarebbe bastata a fugarli.
Quindi il viaggio ha preso subito un tono serio e professionale, com'era giusto che fosse.
Che dire dello smau ?
Beh, la cosa più interessante l'ho vista fuori, a pochi metri dalla porta Eginardo (mi pare), c'era un palazzo bellissimo, ci ho girato intorno due volte poi ci ho parcheggiato l'auto vicino.
Al ritorno non ho resistito, sono andato all'ingresso per vedere chi ci lavorasse dentro, nessuna insegna, targa o campanello a deturpare la purezza dell'ingresso ed a soddisfare la mia curiosità.
Però sulla porta stava un simpatico signore.
Camicia bianca, pancia prominente, sigaretta in bocca. Mancava solo un paio di bretelle a farne il perfetto prototipo del giornalista in pausa relax fra un articolo e la riunione con il redattore capo.
"Scusi cosa c'è qui dentro ?" faccio io.
"E' la sede de Il Sole 24 Ore," risponde, gentile, lui.
"Ah, molto bella, complimenti !" e lo saluto, notando nuovamente quello che avevo già notato: un manifesto del settimanale "Ventiquattro" dietro la vetrata ed il colore dei mattoni del palazzo, della stessa tonalità delle pagine del giornale.
Le altre cose che si notavano dello smau 2004 erano le assenze: Telecom Italia, che valeva un intero padiglione, spazzata via; Tiscali e Panasonic, altro mezzo padiglione, pure sparite; Sony: quattro playstation(s) e pedalare.
Insomma la crisi dell'informatica è stabile e ci fa bene: uno smau più concentrato, con tanti piccoli stand di cinesini pieni di schede, antennine, telecamerine, palmarini dall'aspetto molto allettante. Meno spettacolo e più sostanza, come piace a noi duri.
ancora libri
Anche questa volta è confermato: il dio delle piccole cose governa questo blog.
I grandi temi del commercio internazionale non se li fuma nessuno, le piccole disavventure casalinghe suscitano una messe inattesa di commenti.
Dunque è giusto rispondere alla curiosità dell'aspirante nipotina del vecchio e compianto (*) cilIndro.
Cara Seia M., volevi sapere quali libri non letti ho riesumato dal caos primordiale che regnava nella mia libreria ? Eccoli:
1) Graham Greene "Il Fattore umano", una storia di spionaggio vecchio stampo. Ho iniziato a leggerlo per primo. Alla seconda pagina mi pare di averlo già letto, proseguo comunque, pensando di averlo abbandonato di lì a poco. Non riesco, infatti, a ricordare minimamente come prosegua la trama. Arrivato a pagina 100 abbandono la lettura: continuo a non ricordare come vada a finire però fino a qui mi sono accorto di averlo già letto quindi, poichè non è che il racconto mi prenda tanto, decido di smettere.
2) Marguerite Yourcenar "Memorie di Adriano", una autobiografia (un elegante falso ?, penso di sì ma lo scopriremo alla fine) di uno degli ultimi grandi imperatori romani. Niente male e, a proposito di antiquariato, avreste dovuto leggere anche voi la traduzione (l'originale è un pò ostico) del papiro egizio esposto al museo civico di Bologna: è un atto di vendita di un terreno ed è impressionante vedere come tutte le clausole, che di prassi vengono scritte oggi su questo tipo di atti, sono già presenti, ma scritte con uno slancio poetico che lascia a bocca aperta. Che ci facevo al museo ? Indovinate un pò: accompagnavo la prole che desiderava tanto vedere mummie e scheletri (de gustibus...).
3) Italo Svevo "Racconti", aggiunto, in attesa del suo turno, alla pila dei libri vicino al letto, sul pavimento.
4) Joseph Conrad, la mia penultima passione letteraria, "The secret agent" (in inglese).
A completare la pila:
5) Roddy Doyle "The commitments", anche questo, come molti altri ex libri di testo di mia moglie, in inglese. Iniziato prima dell'estate, poi sospeso, prima o poi lo riprenderò per finirlo. Il problema è che il mio inglese non è così sciolto da rendermi divertente e fluida, come meriterebbe, la lettura un libro come questo.
6) "Programmare in Access", acquistato allo smau 2004 (non chiedetemi l'autore)
7) "Html", come sopra
8) Giuseppe Pontiggia, la mia ultima passione letteraria, "Vite di uomini non illustri", acquistato allo smau anche questo, insieme ai due precedenti.
Buongiorno
5am
(*) A proposito del vecchio (cil)Indro Montanelli, non è strano il suo destino? Amato, in vita dalla destra; venerato, da morto, dalla sinistra, che rimpiange in lui il simbolo di una destra che fu.
Anche questa volta è confermato: il dio delle piccole cose governa questo blog.
I grandi temi del commercio internazionale non se li fuma nessuno, le piccole disavventure casalinghe suscitano una messe inattesa di commenti.
Dunque è giusto rispondere alla curiosità dell'aspirante nipotina del vecchio e compianto (*) cilIndro.
Cara Seia M., volevi sapere quali libri non letti ho riesumato dal caos primordiale che regnava nella mia libreria ? Eccoli:
1) Graham Greene "Il Fattore umano", una storia di spionaggio vecchio stampo. Ho iniziato a leggerlo per primo. Alla seconda pagina mi pare di averlo già letto, proseguo comunque, pensando di averlo abbandonato di lì a poco. Non riesco, infatti, a ricordare minimamente come prosegua la trama. Arrivato a pagina 100 abbandono la lettura: continuo a non ricordare come vada a finire però fino a qui mi sono accorto di averlo già letto quindi, poichè non è che il racconto mi prenda tanto, decido di smettere.
2) Marguerite Yourcenar "Memorie di Adriano", una autobiografia (un elegante falso ?, penso di sì ma lo scopriremo alla fine) di uno degli ultimi grandi imperatori romani. Niente male e, a proposito di antiquariato, avreste dovuto leggere anche voi la traduzione (l'originale è un pò ostico) del papiro egizio esposto al museo civico di Bologna: è un atto di vendita di un terreno ed è impressionante vedere come tutte le clausole, che di prassi vengono scritte oggi su questo tipo di atti, sono già presenti, ma scritte con uno slancio poetico che lascia a bocca aperta. Che ci facevo al museo ? Indovinate un pò: accompagnavo la prole che desiderava tanto vedere mummie e scheletri (de gustibus...).
3) Italo Svevo "Racconti", aggiunto, in attesa del suo turno, alla pila dei libri vicino al letto, sul pavimento.
4) Joseph Conrad, la mia penultima passione letteraria, "The secret agent" (in inglese).
A completare la pila:
5) Roddy Doyle "The commitments", anche questo, come molti altri ex libri di testo di mia moglie, in inglese. Iniziato prima dell'estate, poi sospeso, prima o poi lo riprenderò per finirlo. Il problema è che il mio inglese non è così sciolto da rendermi divertente e fluida, come meriterebbe, la lettura un libro come questo.
6) "Programmare in Access", acquistato allo smau 2004 (non chiedetemi l'autore)
7) "Html", come sopra
8) Giuseppe Pontiggia, la mia ultima passione letteraria, "Vite di uomini non illustri", acquistato allo smau anche questo, insieme ai due precedenti.
Buongiorno
5am
(*) A proposito del vecchio (cil)Indro Montanelli, non è strano il suo destino? Amato, in vita dalla destra; venerato, da morto, dalla sinistra, che rimpiange in lui il simbolo di una destra che fu.
21/10/2004
19/10/2004
ripescaggi
Poco tempo per andare in libreria, quindi sto raschiando il fondo della biblioteca di casa (si fa per dire) alla ricerca di qualcosa di ancora non letto.
Un felice ripescaggio, è il caso di dirlo, è stato quello del "Marinaio di Gibilterra", interrotto circa 10 anni fa, quando finii dentro ad un lago, con bicicletta e libro al seguito, che avevo letto per metà circa.
Riuscii a recuperare tutto, anche il libro, ma le pagine, una volta asciugate, avevano preso una consistenza che rendeva la lettura piuttosto impervia.
Questa sera, passando ancora in rassegna i libri di casa, scopro di avere due copie identiche di "Festa Mobile" di Hemingway e di "Shakespeare non l'ha mai fatto" di Bukowsky, due concreti sintomi di rincoglionimento senile; scopro anche di avere la raccolta completa delle opere di Milan Kundera, saggi compresi. Unico mancante il suo libro più famoso, non chiedetemi il titolo, non lo ricordo in questo momento, cavolo ! Ci hanno fatto anche un film, con la colonna sonora di Venditti, mi pare. Non è che non ce l'abbia per snobismo, vi pare ? L'ho comprato almeno tre volte, e l'ho regalato ad altrettante fidanzate che dovevano "assolutamente" leggerlo e trovarlo bellissimo.
Sfoglio con insistenza "Il defunto signor Gallet" di Simenon: non riesco proprio a ricordare di averlo già letto, anche se mi sembra molto probabile, per non dire certo.
Catherine Dunne ? mah, un pò triste, niente però in confronto con Doris Lessing (siamo già nell'area di proprietà di mia moglie).
La situazione, insomma, è grigia, urge un rifornimento da Feltrinelli.
Buonanotte
5am
Poco tempo per andare in libreria, quindi sto raschiando il fondo della biblioteca di casa (si fa per dire) alla ricerca di qualcosa di ancora non letto.
Un felice ripescaggio, è il caso di dirlo, è stato quello del "Marinaio di Gibilterra", interrotto circa 10 anni fa, quando finii dentro ad un lago, con bicicletta e libro al seguito, che avevo letto per metà circa.
Riuscii a recuperare tutto, anche il libro, ma le pagine, una volta asciugate, avevano preso una consistenza che rendeva la lettura piuttosto impervia.
Questa sera, passando ancora in rassegna i libri di casa, scopro di avere due copie identiche di "Festa Mobile" di Hemingway e di "Shakespeare non l'ha mai fatto" di Bukowsky, due concreti sintomi di rincoglionimento senile; scopro anche di avere la raccolta completa delle opere di Milan Kundera, saggi compresi. Unico mancante il suo libro più famoso, non chiedetemi il titolo, non lo ricordo in questo momento, cavolo ! Ci hanno fatto anche un film, con la colonna sonora di Venditti, mi pare. Non è che non ce l'abbia per snobismo, vi pare ? L'ho comprato almeno tre volte, e l'ho regalato ad altrettante fidanzate che dovevano "assolutamente" leggerlo e trovarlo bellissimo.
Sfoglio con insistenza "Il defunto signor Gallet" di Simenon: non riesco proprio a ricordare di averlo già letto, anche se mi sembra molto probabile, per non dire certo.
Catherine Dunne ? mah, un pò triste, niente però in confronto con Doris Lessing (siamo già nell'area di proprietà di mia moglie).
La situazione, insomma, è grigia, urge un rifornimento da Feltrinelli.
Buonanotte
5am
18/10/2004
salamauri
"Quante ne abbiamo passate," attaccò il primo.
"Puoi dirlo," commentò il secondo.
"I signori vengono da lontano?" chiese educatamente il barista.
"Dall'Ouellé," disse il primo.
"Guarda, guarda," commentò sottovoce Epaminondas.
"Quante ne abbiamo passate," ripeté il secondo. "Ce ne dia un altro."
"Sembra che il caldo sia in anticipo, quest'anno," osservò educatamente il barista.
"Cavolo," disse il primo, "quasi si liquefacevano le gomme. Sei stato bravo, Henri." Si rivolse al barista: "Guida lui, è un asso."
"Complimenti," fece il barista sbadigliando.
"Non esagerare, Legrand," disse Henri.
"No," disse Legrand, "è davvero un asso."
"E la caccia è stata buona?" chiese il barista.
"Una lince, piccola," disse Legrand, " e poi un'antilope. Ma non abbiamo cacciato molto."
"Sì," disse Henri, "abbiamo sparato sempre dalla pista, per forza, si sollevano nuvole di polvere, e la selvaggina non è mica fessa..."
"Per forza," convenne il barista.
"Quattrocento chilometri di pista," disse Legrand, "Henri, sei stato bravo. Sa, il difficile è avere pazienza. Quaranta all'ora per quattrocento chilometri, significa mettere la pazienza a dura prova."
"Quando non si mette?" chiese Anna che cominciava a interessarsi alla conversazione.
"Cosa?" disse Henri sbirciandola.
"La pazienza a dura prova."
"La signora la sa lunga," commentò Legrand in tono galante.
"Questo proprio no," disse ridendo Epaminondas che era arrivato al terzo whisky.
"Una svista," spiegò Henri, "e ci si impantana e dopo, molto dopo, bisogna aspettare gli amici..."
"A penarci, è terribile," disse Anna.
"Cosa è terribile?" chiese Legrand, sospettoso.
"L'idea che potreste non essere qui," fece Anna, "a bere il vostro whisky."
Legrand cominciava a guardarla male, ma Henri gli fece cenno di restare calmo. Anna sorrideva con aria gentile.
"Lei è certo di Parigi," disse, "le parigine, hanno la battuta pronta, si riconoscono subito."
"Comunque," disse Epaminondas, che cominciava anche lui a innervosirsi, "è vero che la vita è una prova di pazienza."
"Trovi?" chiesi ad Anna.
"Così dicono," fece lei sottovoce.
"Quando pisciavo," continuò Henri, "sollevavo una nuvola di polvere. Un altro," disse, rivolto al barista.
"A me," disse il barista, "da otto anni che sono qui, piacerebbe una volta tanto pisciare nel ghiaccio."
"A chi lo dice," fece Henri. "Un bel ghiaccio spesso, è il massimo. Quaranta gradi, a Toutana, altro che ghiaccio."
"Io," disse Legrand, "ho sempre preferito il caldo al freddo. Qui ce n'è anche troppo, eppure continuo a preferirlo."
"Strano," osservò il barista.
"Invece io no," disse Henri, "no e poi no, un tempo anch'io la pensavo così, ora non più."
"Cosa darei, Dio santo, per pisciare sul ghiaccio," continuò il barista.
"Si dice così," fece Epaminondas, "e poi succede come per le altre cose. Non ha niente di straordinario, quando ti capita."
"Puoi dire quello che vuoi," disse Henri, "ma l'era glaciale non doveva essere molto divertente..."
"Non c'era nessuno per constatarlo," disse il barista sbadigliando, "quindi..."
"Siete sicuri che non ci fosse nessuno?" chiese Epaminondas interessato.
"Ci dovevano essere almeno degli animali," osservò Anna.
"E gli animali, non sono nessuno?" chiese Henri.
"Non credo," mormorai, "mi pare che non ce ne fossero."
"Non è possibile," disse Anna, "magari degli animali piccoli piccoli," aggiunse puerilmente.
"Non credo," ripetei.
"L'hai vista tu, la Mer de Glace?" chiese Henri a Legrand.
"Eccome," disse Legrand. "Nel '36. Erano bei tempi. La stranezza è che ci sono le onde, come se il ghiaccio si fosse formato a un tratto, in un colpo solo."
"Sei sicuro che non ci fosse niente?" insisté Anna. "Neppure un cudù?"
"Ebbene," disse Henri, "Nell'era glaciale tutta la terra era come la Mer de Glace."
"Secondo me," continuò Anna, "sotto il ghiaccio c'erano degli animaletti che aspettavano che si sciogliesse."
"L'idea non mi piacerebbe," dissi, "e poi, in fondo, chissà, forse c'era già di tutto."
"E' impossibile che non ci fosse niente," dichiarò energicamente Epaminondas, "perchè allora, come si spiega che poi ci siano stati un sacco di animali?"
"E' buffo," disse il barista, "quando il termometro raggiunge i quaranta all'ombra, si parla spesso dell'era glaciale."
"E' vero," continuò Anna, "come si spiega tutto quello che c'è adesso?"
Mi sorrideva.
"Zitta," le dissi a bassa voce, "ti infervori sempre così?"
"Se non te ne sei accorto, cosa ti ci vuole..." disse ridendo Epaminondas.
"E' difficile sopportare questa idea," fece Anna. "Non trovi?"
"La sopportano tutti, e non solo questa. Non puoi immaginarti cosa sopporti io, in questo momento..."
"Se è così che vi date da fare," osservò Epaminondas indignato.
"Qualcosa non va?" chiese Henri a Legrand.
Legrand aveva gli occhi semichiusi e un'espressione estatica.
"Aspetta," fece Legrand.
"Forse non si sente bene," disse il barista.
"Allora?" chiese Henri in tono preoccupato. "Parla."
"Aspetta un attimo," ripeté l'amico.
"Se c'è il rischio che cada," osservò Anna, "forse sarebbe meglio levargli il bicchiere di mano."
"Salamauri," sbraitò Legrand, "ecco la parola che cercavo."
"Gli capita spesso?" domandò Anna.
"Nell'era glaciale, c'erano i salamauri," disse Legrand felice.
"E' fatto così," spiegò Henri, "sembra un bravo ragazzo, semplice e tutto, ma è un intellettuale, mica un coglione."
"Vedi," disse Legrand, "è salsa, salamoia, che mi ha fatto ricordare..."
"Se sapeva che fa così," disse Anna a Henri, "ci poteva avvertire."
"Non sopporto quando non mi viene una parola," continuò Legrand. "Nell'era glaciale, il mondo non era popolato di salamauri."
"Lo vedi," mi disse Anna, "che qualcosa c'era."
"Di sauri, credo," corressi.
"Mi pareva," fece il barista, "è la parola salamoia che inganna. Per me comunque, fa lo stesso."
"E va bene, sauri," disse Legrand un pò avvilito.
"Allora?" insisté Anna. "C'erano o no?"
"Non lo so," le dissi a voce bassa.
"I sauri, sono sicuro che c'erano già," decretò di colpo Epaminondas.
"Non siamo tenuti a crederle," disse Legrand con dignità.
"Lo sapevi, tu?" chiese poi a Henri.
"Veramente," disse Henri, "se c'era solo ghiaccio, cosa sgranocchiavano i sauri?"
"Sono grandi i sauri?" mi chiese Anna.
"Grandissimi," dissi, "assomigliano ai coccodrilli."
"Per il cibo," disse Legrand, "ci si abitua a tutto, è risaputo. Se c'è solo ghiaccio, si mangia ghiaccio, ecco."
"Se i sauri sono grandi, credo proprio che non ci fossero, ma credo che invece ci fossero animali piccoli piccoli."
"Tanto, cosa cambia?" disse il barista. "Come mi piacerebbe pisciare almeno una volta sul ghiaccio."
"Piccoli piccoli," disse Anna, "piccoli quanto vuoi, ma dovevano esserci. Insettini. Cosa mangiano? Niente, e respirano appena, quindi possono rimanere a lungo sotto il ghiaccio..."
"La pianti di eccitarlo con i tuoi animaletti piccoli piccoli?" le disse Epaminondas.
"Se fosse soltanto con gli animaletti..." osservai.
"Ah ah!" shignazzò Epaminondas.
"Prima di tutto," disse Henri, "come si fa a sapere che non c'era niente?"
"Si sa. Ci tieni tanto?" chiesi ad Anna, "ai tuoi animaletti?"
"Non mi impediranno certo di dormire."
"Che cosa ti impedisce di dormire?" chiesi.
"Se continuate," disse Epaminondas, "io taglio la corda."
"Non mi impediranno di dormire," riprese Anna, "ma trovo l'idea quasi insopportabile."
"La sopportano tutti benissimo. Nessuno può spiegarlo, proprio nessuno. Calmati."
"Quando il ghiaccio si è sciolto," disse Henri, "doveva esserci una bella melma."
"Questo è sicuro, ma tanto, non c'era nessuno a vederla."
"Anche se ci fosse stato qualcuno," disse Anna.
"E' straordinario, se ci si pensa," fece Henri con aria di circostanza. "Ancora uno, André."
"Cognac? Si beve forte nell'Ouellé a giudicare da questi signori. Doveva esserci davvero una bella melma, lo penso anch'io."
"Allora," continuò Anna, "gli oceani si sono riempiti e gli animaletti che erano sotto i ghiacci sono usciti."
"Per fortuna che a queste cose non ci si pensa," disse l'amico, "succede come per il resto, si dimenticano."
"Per fortuna," ripeté Anna.
"Oh, per fortuna." Ripeté Epaminondas, ridendo rumorosamente.
"Davvero," disse il barista, "per fortuna."
"Figuriamoci," continuò Epaminondas, "con tutte le preoccupazioni che abbiamo."
In quel momento arrivò un nuovo avventore, sulla trentina, molto ben vestito.
"Ecco Jojo," disse il barista, "ora ci divertiremo."
"Buongiorno," fece Jojo.
"Buongiorno," risposero tutti.
Jojo andò a sedersi accanto a Henri e subito sbirciò Anna con occhio da intenditore.
"Ma allora i sauri," mi chiese Anna, "quando sono apparsi?"
"Sono arrivati dei sauri?" chiese Jojo.
"Sì," dissi, "due giorni fa."
"Tre," corresse Epaminondas.
"Lascia perdere," interloquì il barista.
"Che cavolo sono i sauri?" chiese invece Jojo.
"Uomini come gli altri," dissi, "ma tanto affamati che divorano tutto quello che trovano."
Nessuno reagì. Ognuno ascoltava senza capire, faceva troppo caldo per capire.
"Credo che anche stasera non si concluderà nulla," mi bisbigliò Anna.
"La prossima volta ci spiegheremo con un disegnino," disse Epaminondas.
"Che cavolo ci fanno qui i sauri?" insisteva Jojo.
"Ora basta," scattò Henri.
"Te lo spiego io," disse il barista. "Calmati."
"Non ci fanno un cavolo di niente," disse Anna ridendo, "anzi direi che è una vergogna."
"Erano grossi, grossi e brutti," disse il barista, "davano la caccia a tutto nei mari e sulla terra..."
"Proprio così," approvò Epaminondas, ridendo.
"Io non ne ho mai sentito parlare," disse Jojo.
"Oh, merda!" sbraitò Epaminondas. "Guardi che lei è l'unico."
"E gli uccelli, allora?" chese Henri.
"Sì," disse Anna, "credo che anche stasera non concluderemo nulla."
"Gli uccelli," dissi, "sono come l'amore, sono sempre esistiti. Spariscono tutte le specie, ma non gli uccelli. Come l'amore."
"Ho capito," fece Epaminondas, "Se hai le ali," spiegò, "puoi scampare al terremoto."
"Formidabile," commentò Henri. "Un altro," disse al barista. E continuò: "a quanto pare, spariremo anche noi. Beve qualcosa?" mi chiese. "E la signora? Cinque, André, ti chiami André, vero? Sì, cognac."
"Speriamo di no," disse Epaminondas, "speriamo di non scomparire."
"Ma di sauri, ce ne sono ancora?" chiese Jojo.
"Chissà?" dissi.
"Come mi diverto," commentò Epaminondas.
"Siamo venuti qui per scherzare un pò," spiegò Henri, "l'Ouellé è un bel posto, ma in quanto a divertimento..."
"Ah sì?" si interessò Epaminondas, aspettando una spiegazione che non venne.
"Per il momento," si intromise André, "non voglio dire, mi sembra che se la stia spassando."
"Ecco, ricomincia," disse Anna indicando Legrand.
"E vero," disse Henri, "fai una faccia strana. Cerchi una parola?"
"No," rispose Legrand, "rifletto, ecco tutto."
"Finalmente," commentai sottovoce.
"Sono arrivati dei sauri a Leopoldville?" chiese Jojo, ma nessuno gli rispose.
"Questa conversazione mi interessa," disse Legrand malizioso, "non mi annoio, anzi."
"Allora, dove eravamo rimasti?" chiese Epaminondas.
"Al quaternario," rispose il barista.
"Mi pare che eravamo arrivati a qualcosa di più recente," disse Legrand sempre malizioso, guardando Anna.
"Anche a me," disse Anna.
"Allora?" chiese Jojo.
"Niente," rispose il barista, "a sua volta l'uomo sparirà."
"Come mi piacciono i coglioni," disse Epaminondas, guardando incantato Jojo.
"Sono dei bombardieri, i sauri?" chiese Jojo.
"Lascia perdere," fece Legrand, continuando a guardare Anna, illuminato.
"Ma i sauri sono arrivati o devono arrivare?" insisté Jojo.
"Potrebbero arrivare tra poco," ripetei.
"Siamo daccapo," disse Henri al barista, "io comincio a stufarmi."
"L'uomo non è un sauro," commentò di colpo Legrand, "è ben diverso, furbo, l'uomo. Quando si trova male da qualche parte, va a ripiantare le tende in un altro posto. Non è mica un sauro, lui..."
"E i sauri, chiese Jojo, "non ripiantano niente?"
"Niente," fece André. "Capito?"
"Siamo davvero daccapo," commentò Henri, esasperato.
"Bisogna pur parlare di qualche cosa, eh?" fece Legrand ad Anna. "Meglio parlare di questo che dire male del prossimo."
"Perché dovremmo sparire per forza," chiese Jojo, "dato che ripiantiamo tutto quello che mangiamo?"
"Perché la terra è come il resto, come la pazienza; ha un limite. Ci sono voluti trenta milioni di anni, l'ho letto l'altro giorno sul giornale, per arrivare ad avere settantacinque centimetri di terra fertile per ogni uomo, allora, alla fine, hai voglia a ripiantar tutto quello che mangi, la terra non ne può più."
"Merda, è poco," esclamo Jojo.
"E' così," disse il barista.
"Capisco," fece Jojo. "Se i sauri non ripiantano niente sono dei coglioni."
"Ecco," disse il barista. "Hai afferrato il concetto."
"Di questo passo," osservò Henri, "settantacinque centimetri...è un miracolo se ci siamo ancora..."
"Hai visto i tedeschi quanti figli fanno?" chiese l'amico.
"Liberi di farli," ribatté Henri.
"Bisognerebbe che la gente fosse più informata," osservò Anna.
"Un altro cognac," ordinò Henri. "L'ultimo."
"Perché l'ultimo?" chiese Legrand. "Non siamo a Leopoldville tutti i giorni."
"E' vero," osservò Henri, "come ci si diverte!"
"Non dobbiamo rattristarci," disse Anna a Epaminondas, "non è detto che spariremo."
"Lei è stranamente graziosa," disse Legrand ad Anna.
"Perchè stranamente?"
"Così, per dire. Non credevo."
"Con la bomba atomica, saremo spacciati molto prima," continuò Henri che chiaramente non aveva seguito il discorso.
"Prima di che?" chiese Jojo.
"Prima che la terra non ne possa più," gli suggerì Epaminondas.
"Seicento, ne hanno fabbricate," disse Henri, "quanto basta a farci saltare in aria dieci volte."
"Strano," osservò il barista, "anche partendo dall'era glaciale, si torna sempre alle bombe atomiche. Come se fosse una legge."
"Io," disse Jojo, "vengo qui perché c'è André, che è intelligente."
"Allora, le piace il posto?" chiese Legrand ad Anna.
"Niente male," rispose Anna.
"Come se non ci fossero abbastanza catastrofi naturali," continuò Henri, "senza andare a cercare la bomba atomica."
"Mi prendete in giro," disse Jojo. "Il sauro è il nuovo aereo a reazione."
"Merda e merda," gridò Henri, "e dagliela con i sauri."
"Come mi piacciono i coglioni," ripeté Epaminondas, scoppiando a ridere.
"Se me lo dite, una buona volta, cos'è un sauro," implorò mortificato Jojo, "non ve lo chiedo più."
"E' una specie di coccodrillo," rispose André. "Ora hai capito?"
"Mi prendi per scemo? ribatté Jojo. "Sono atomici i coccodrilli, per caso?"
(da "Il Marinaio di Gibilterra" di Marguerite Duras ed. Feltrinelli.)
"Quante ne abbiamo passate," attaccò il primo.
"Puoi dirlo," commentò il secondo.
"I signori vengono da lontano?" chiese educatamente il barista.
"Dall'Ouellé," disse il primo.
"Guarda, guarda," commentò sottovoce Epaminondas.
"Quante ne abbiamo passate," ripeté il secondo. "Ce ne dia un altro."
"Sembra che il caldo sia in anticipo, quest'anno," osservò educatamente il barista.
"Cavolo," disse il primo, "quasi si liquefacevano le gomme. Sei stato bravo, Henri." Si rivolse al barista: "Guida lui, è un asso."
"Complimenti," fece il barista sbadigliando.
"Non esagerare, Legrand," disse Henri.
"No," disse Legrand, "è davvero un asso."
"E la caccia è stata buona?" chiese il barista.
"Una lince, piccola," disse Legrand, " e poi un'antilope. Ma non abbiamo cacciato molto."
"Sì," disse Henri, "abbiamo sparato sempre dalla pista, per forza, si sollevano nuvole di polvere, e la selvaggina non è mica fessa..."
"Per forza," convenne il barista.
"Quattrocento chilometri di pista," disse Legrand, "Henri, sei stato bravo. Sa, il difficile è avere pazienza. Quaranta all'ora per quattrocento chilometri, significa mettere la pazienza a dura prova."
"Quando non si mette?" chiese Anna che cominciava a interessarsi alla conversazione.
"Cosa?" disse Henri sbirciandola.
"La pazienza a dura prova."
"La signora la sa lunga," commentò Legrand in tono galante.
"Questo proprio no," disse ridendo Epaminondas che era arrivato al terzo whisky.
"Una svista," spiegò Henri, "e ci si impantana e dopo, molto dopo, bisogna aspettare gli amici..."
"A penarci, è terribile," disse Anna.
"Cosa è terribile?" chiese Legrand, sospettoso.
"L'idea che potreste non essere qui," fece Anna, "a bere il vostro whisky."
Legrand cominciava a guardarla male, ma Henri gli fece cenno di restare calmo. Anna sorrideva con aria gentile.
"Lei è certo di Parigi," disse, "le parigine, hanno la battuta pronta, si riconoscono subito."
"Comunque," disse Epaminondas, che cominciava anche lui a innervosirsi, "è vero che la vita è una prova di pazienza."
"Trovi?" chiesi ad Anna.
"Così dicono," fece lei sottovoce.
"Quando pisciavo," continuò Henri, "sollevavo una nuvola di polvere. Un altro," disse, rivolto al barista.
"A me," disse il barista, "da otto anni che sono qui, piacerebbe una volta tanto pisciare nel ghiaccio."
"A chi lo dice," fece Henri. "Un bel ghiaccio spesso, è il massimo. Quaranta gradi, a Toutana, altro che ghiaccio."
"Io," disse Legrand, "ho sempre preferito il caldo al freddo. Qui ce n'è anche troppo, eppure continuo a preferirlo."
"Strano," osservò il barista.
"Invece io no," disse Henri, "no e poi no, un tempo anch'io la pensavo così, ora non più."
"Cosa darei, Dio santo, per pisciare sul ghiaccio," continuò il barista.
"Si dice così," fece Epaminondas, "e poi succede come per le altre cose. Non ha niente di straordinario, quando ti capita."
"Puoi dire quello che vuoi," disse Henri, "ma l'era glaciale non doveva essere molto divertente..."
"Non c'era nessuno per constatarlo," disse il barista sbadigliando, "quindi..."
"Siete sicuri che non ci fosse nessuno?" chiese Epaminondas interessato.
"Ci dovevano essere almeno degli animali," osservò Anna.
"E gli animali, non sono nessuno?" chiese Henri.
"Non credo," mormorai, "mi pare che non ce ne fossero."
"Non è possibile," disse Anna, "magari degli animali piccoli piccoli," aggiunse puerilmente.
"Non credo," ripetei.
"L'hai vista tu, la Mer de Glace?" chiese Henri a Legrand.
"Eccome," disse Legrand. "Nel '36. Erano bei tempi. La stranezza è che ci sono le onde, come se il ghiaccio si fosse formato a un tratto, in un colpo solo."
"Sei sicuro che non ci fosse niente?" insisté Anna. "Neppure un cudù?"
"Ebbene," disse Henri, "Nell'era glaciale tutta la terra era come la Mer de Glace."
"Secondo me," continuò Anna, "sotto il ghiaccio c'erano degli animaletti che aspettavano che si sciogliesse."
"L'idea non mi piacerebbe," dissi, "e poi, in fondo, chissà, forse c'era già di tutto."
"E' impossibile che non ci fosse niente," dichiarò energicamente Epaminondas, "perchè allora, come si spiega che poi ci siano stati un sacco di animali?"
"E' buffo," disse il barista, "quando il termometro raggiunge i quaranta all'ombra, si parla spesso dell'era glaciale."
"E' vero," continuò Anna, "come si spiega tutto quello che c'è adesso?"
Mi sorrideva.
"Zitta," le dissi a bassa voce, "ti infervori sempre così?"
"Se non te ne sei accorto, cosa ti ci vuole..." disse ridendo Epaminondas.
"E' difficile sopportare questa idea," fece Anna. "Non trovi?"
"La sopportano tutti, e non solo questa. Non puoi immaginarti cosa sopporti io, in questo momento..."
"Se è così che vi date da fare," osservò Epaminondas indignato.
"Qualcosa non va?" chiese Henri a Legrand.
Legrand aveva gli occhi semichiusi e un'espressione estatica.
"Aspetta," fece Legrand.
"Forse non si sente bene," disse il barista.
"Allora?" chiese Henri in tono preoccupato. "Parla."
"Aspetta un attimo," ripeté l'amico.
"Se c'è il rischio che cada," osservò Anna, "forse sarebbe meglio levargli il bicchiere di mano."
"Salamauri," sbraitò Legrand, "ecco la parola che cercavo."
"Gli capita spesso?" domandò Anna.
"Nell'era glaciale, c'erano i salamauri," disse Legrand felice.
"E' fatto così," spiegò Henri, "sembra un bravo ragazzo, semplice e tutto, ma è un intellettuale, mica un coglione."
"Vedi," disse Legrand, "è salsa, salamoia, che mi ha fatto ricordare..."
"Se sapeva che fa così," disse Anna a Henri, "ci poteva avvertire."
"Non sopporto quando non mi viene una parola," continuò Legrand. "Nell'era glaciale, il mondo non era popolato di salamauri."
"Lo vedi," mi disse Anna, "che qualcosa c'era."
"Di sauri, credo," corressi.
"Mi pareva," fece il barista, "è la parola salamoia che inganna. Per me comunque, fa lo stesso."
"E va bene, sauri," disse Legrand un pò avvilito.
"Allora?" insisté Anna. "C'erano o no?"
"Non lo so," le dissi a voce bassa.
"I sauri, sono sicuro che c'erano già," decretò di colpo Epaminondas.
"Non siamo tenuti a crederle," disse Legrand con dignità.
"Lo sapevi, tu?" chiese poi a Henri.
"Veramente," disse Henri, "se c'era solo ghiaccio, cosa sgranocchiavano i sauri?"
"Sono grandi i sauri?" mi chiese Anna.
"Grandissimi," dissi, "assomigliano ai coccodrilli."
"Per il cibo," disse Legrand, "ci si abitua a tutto, è risaputo. Se c'è solo ghiaccio, si mangia ghiaccio, ecco."
"Se i sauri sono grandi, credo proprio che non ci fossero, ma credo che invece ci fossero animali piccoli piccoli."
"Tanto, cosa cambia?" disse il barista. "Come mi piacerebbe pisciare almeno una volta sul ghiaccio."
"Piccoli piccoli," disse Anna, "piccoli quanto vuoi, ma dovevano esserci. Insettini. Cosa mangiano? Niente, e respirano appena, quindi possono rimanere a lungo sotto il ghiaccio..."
"La pianti di eccitarlo con i tuoi animaletti piccoli piccoli?" le disse Epaminondas.
"Se fosse soltanto con gli animaletti..." osservai.
"Ah ah!" shignazzò Epaminondas.
"Prima di tutto," disse Henri, "come si fa a sapere che non c'era niente?"
"Si sa. Ci tieni tanto?" chiesi ad Anna, "ai tuoi animaletti?"
"Non mi impediranno certo di dormire."
"Che cosa ti impedisce di dormire?" chiesi.
"Se continuate," disse Epaminondas, "io taglio la corda."
"Non mi impediranno di dormire," riprese Anna, "ma trovo l'idea quasi insopportabile."
"La sopportano tutti benissimo. Nessuno può spiegarlo, proprio nessuno. Calmati."
"Quando il ghiaccio si è sciolto," disse Henri, "doveva esserci una bella melma."
"Questo è sicuro, ma tanto, non c'era nessuno a vederla."
"Anche se ci fosse stato qualcuno," disse Anna.
"E' straordinario, se ci si pensa," fece Henri con aria di circostanza. "Ancora uno, André."
"Cognac? Si beve forte nell'Ouellé a giudicare da questi signori. Doveva esserci davvero una bella melma, lo penso anch'io."
"Allora," continuò Anna, "gli oceani si sono riempiti e gli animaletti che erano sotto i ghiacci sono usciti."
"Per fortuna che a queste cose non ci si pensa," disse l'amico, "succede come per il resto, si dimenticano."
"Per fortuna," ripeté Anna.
"Oh, per fortuna." Ripeté Epaminondas, ridendo rumorosamente.
"Davvero," disse il barista, "per fortuna."
"Figuriamoci," continuò Epaminondas, "con tutte le preoccupazioni che abbiamo."
In quel momento arrivò un nuovo avventore, sulla trentina, molto ben vestito.
"Ecco Jojo," disse il barista, "ora ci divertiremo."
"Buongiorno," fece Jojo.
"Buongiorno," risposero tutti.
Jojo andò a sedersi accanto a Henri e subito sbirciò Anna con occhio da intenditore.
"Ma allora i sauri," mi chiese Anna, "quando sono apparsi?"
"Sono arrivati dei sauri?" chiese Jojo.
"Sì," dissi, "due giorni fa."
"Tre," corresse Epaminondas.
"Lascia perdere," interloquì il barista.
"Che cavolo sono i sauri?" chiese invece Jojo.
"Uomini come gli altri," dissi, "ma tanto affamati che divorano tutto quello che trovano."
Nessuno reagì. Ognuno ascoltava senza capire, faceva troppo caldo per capire.
"Credo che anche stasera non si concluderà nulla," mi bisbigliò Anna.
"La prossima volta ci spiegheremo con un disegnino," disse Epaminondas.
"Che cavolo ci fanno qui i sauri?" insisteva Jojo.
"Ora basta," scattò Henri.
"Te lo spiego io," disse il barista. "Calmati."
"Non ci fanno un cavolo di niente," disse Anna ridendo, "anzi direi che è una vergogna."
"Erano grossi, grossi e brutti," disse il barista, "davano la caccia a tutto nei mari e sulla terra..."
"Proprio così," approvò Epaminondas, ridendo.
"Io non ne ho mai sentito parlare," disse Jojo.
"Oh, merda!" sbraitò Epaminondas. "Guardi che lei è l'unico."
"E gli uccelli, allora?" chese Henri.
"Sì," disse Anna, "credo che anche stasera non concluderemo nulla."
"Gli uccelli," dissi, "sono come l'amore, sono sempre esistiti. Spariscono tutte le specie, ma non gli uccelli. Come l'amore."
"Ho capito," fece Epaminondas, "Se hai le ali," spiegò, "puoi scampare al terremoto."
"Formidabile," commentò Henri. "Un altro," disse al barista. E continuò: "a quanto pare, spariremo anche noi. Beve qualcosa?" mi chiese. "E la signora? Cinque, André, ti chiami André, vero? Sì, cognac."
"Speriamo di no," disse Epaminondas, "speriamo di non scomparire."
"Ma di sauri, ce ne sono ancora?" chiese Jojo.
"Chissà?" dissi.
"Come mi diverto," commentò Epaminondas.
"Siamo venuti qui per scherzare un pò," spiegò Henri, "l'Ouellé è un bel posto, ma in quanto a divertimento..."
"Ah sì?" si interessò Epaminondas, aspettando una spiegazione che non venne.
"Per il momento," si intromise André, "non voglio dire, mi sembra che se la stia spassando."
"Ecco, ricomincia," disse Anna indicando Legrand.
"E vero," disse Henri, "fai una faccia strana. Cerchi una parola?"
"No," rispose Legrand, "rifletto, ecco tutto."
"Finalmente," commentai sottovoce.
"Sono arrivati dei sauri a Leopoldville?" chiese Jojo, ma nessuno gli rispose.
"Questa conversazione mi interessa," disse Legrand malizioso, "non mi annoio, anzi."
"Allora, dove eravamo rimasti?" chiese Epaminondas.
"Al quaternario," rispose il barista.
"Mi pare che eravamo arrivati a qualcosa di più recente," disse Legrand sempre malizioso, guardando Anna.
"Anche a me," disse Anna.
"Allora?" chiese Jojo.
"Niente," rispose il barista, "a sua volta l'uomo sparirà."
"Come mi piacciono i coglioni," disse Epaminondas, guardando incantato Jojo.
"Sono dei bombardieri, i sauri?" chiese Jojo.
"Lascia perdere," fece Legrand, continuando a guardare Anna, illuminato.
"Ma i sauri sono arrivati o devono arrivare?" insisté Jojo.
"Potrebbero arrivare tra poco," ripetei.
"Siamo daccapo," disse Henri al barista, "io comincio a stufarmi."
"L'uomo non è un sauro," commentò di colpo Legrand, "è ben diverso, furbo, l'uomo. Quando si trova male da qualche parte, va a ripiantare le tende in un altro posto. Non è mica un sauro, lui..."
"E i sauri, chiese Jojo, "non ripiantano niente?"
"Niente," fece André. "Capito?"
"Siamo davvero daccapo," commentò Henri, esasperato.
"Bisogna pur parlare di qualche cosa, eh?" fece Legrand ad Anna. "Meglio parlare di questo che dire male del prossimo."
"Perché dovremmo sparire per forza," chiese Jojo, "dato che ripiantiamo tutto quello che mangiamo?"
"Perché la terra è come il resto, come la pazienza; ha un limite. Ci sono voluti trenta milioni di anni, l'ho letto l'altro giorno sul giornale, per arrivare ad avere settantacinque centimetri di terra fertile per ogni uomo, allora, alla fine, hai voglia a ripiantar tutto quello che mangi, la terra non ne può più."
"Merda, è poco," esclamo Jojo.
"E' così," disse il barista.
"Capisco," fece Jojo. "Se i sauri non ripiantano niente sono dei coglioni."
"Ecco," disse il barista. "Hai afferrato il concetto."
"Di questo passo," osservò Henri, "settantacinque centimetri...è un miracolo se ci siamo ancora..."
"Hai visto i tedeschi quanti figli fanno?" chiese l'amico.
"Liberi di farli," ribatté Henri.
"Bisognerebbe che la gente fosse più informata," osservò Anna.
"Un altro cognac," ordinò Henri. "L'ultimo."
"Perché l'ultimo?" chiese Legrand. "Non siamo a Leopoldville tutti i giorni."
"E' vero," osservò Henri, "come ci si diverte!"
"Non dobbiamo rattristarci," disse Anna a Epaminondas, "non è detto che spariremo."
"Lei è stranamente graziosa," disse Legrand ad Anna.
"Perchè stranamente?"
"Così, per dire. Non credevo."
"Con la bomba atomica, saremo spacciati molto prima," continuò Henri che chiaramente non aveva seguito il discorso.
"Prima di che?" chiese Jojo.
"Prima che la terra non ne possa più," gli suggerì Epaminondas.
"Seicento, ne hanno fabbricate," disse Henri, "quanto basta a farci saltare in aria dieci volte."
"Strano," osservò il barista, "anche partendo dall'era glaciale, si torna sempre alle bombe atomiche. Come se fosse una legge."
"Io," disse Jojo, "vengo qui perché c'è André, che è intelligente."
"Allora, le piace il posto?" chiese Legrand ad Anna.
"Niente male," rispose Anna.
"Come se non ci fossero abbastanza catastrofi naturali," continuò Henri, "senza andare a cercare la bomba atomica."
"Mi prendete in giro," disse Jojo. "Il sauro è il nuovo aereo a reazione."
"Merda e merda," gridò Henri, "e dagliela con i sauri."
"Come mi piacciono i coglioni," ripeté Epaminondas, scoppiando a ridere.
"Se me lo dite, una buona volta, cos'è un sauro," implorò mortificato Jojo, "non ve lo chiedo più."
"E' una specie di coccodrillo," rispose André. "Ora hai capito?"
"Mi prendi per scemo? ribatté Jojo. "Sono atomici i coccodrilli, per caso?"
(da "Il Marinaio di Gibilterra" di Marguerite Duras ed. Feltrinelli.)
13/10/2004
capodanno
Non tutti festeggeranno nel solito modo il prossimo capodanno.
Molte persone che lavorano nel settore tessile-abbigliamento stanno guardando con crescente apprensione all'avvicinarsi della data dell'1 gennaio 2005.
E' una data significativa, perchè segna la fine del sistema di dazi e quote che ha "regolato" per 40 anni i flussi mondiali del settore.
Settore che comunque, dazi o non dazi, in questi 40 anni è stato ben più e meglio regolato dalla crescita e dall'evoluzione dei consumi e dei consumatori.
Naturalmente i politici cercano di rispondere da par loro alle ansie degli operatori, ed è tutto un fiorire di commissioni di studio, interpellanze, tentativi di rinvio, o di "riduzione" d'impatto, di quello che tutti vedono come il pericolo giallo alle porte dell'Europa e dell'Italia.
Ma non c'è di che preoccuparsi, la nostra industria dell'abbigliamento si è già suicidata da tempo con le proprie mani, sposando un concetto di moda "lunare" e dai prezzi astronomici che interessano fasce sempre più ristrette e marginali della popolazione mondiale.
Inoltre le inefficienze logistiche e gli sprechi del settore sono paragonabili solo a quelli del settore pubblico.
Ma il settore della moda è stato continuamente salvato in extremis, di volta in volta da diversi benefattori: americani (anni 80), giapponesi (anni 90), russi (anni 2000), desiderosi di affermare il loro benessere, caricandosi di status symbol come alberi di natale, fino al giorno in cui non hanno dovuto guardare nel portafoglio e nell'armadio e, infine, schiaffeggiandosi, nello specchio.
Forse ora siamo alla resa dei conti, forse ancora no, ma ci sono sempre aspetti divertenti anche nelle più tristi vicende.
Come quella perla di ingenuità che si può leggere al capitolo "Technology breakthrough in apparel manufacture" (pag. 29) di un documento redatto, recentemente, nientemeno che dal gruppo di lavoro denominato "High Level Group" e incaricato, direttamente dalla Commissione Europea, di trovare e raccomandare rimedi contro la catastrofe industriale ed occupazionale prossima ventura.
Ebbene, fra le tante idee raccolte nel documento, alcune anche interessanti, questa è degna del milglior Buttiglione, detto anche "il filosofo", se non altro per ingenuità: essa stabilisce che bisogna al più presto inventare una nuova tecnologia per dare un arma competitiva vincente all'industria europea della confezione, nei confronti dell'industria asiatica, che resterebbe così indietro, essendo basata sul tradizionale uso di manodopera.
Riporto il testo originale perchè è veramente stupefacente per la sua ingenuità:
"Only limited incremental changes have come about in recent years in clothing manufacture and the sewing machine remains the principal means by which fabric is joined together to make the finished clothing product. The high labour content of this operation, and the correspondingly low capital investment required place much of clothing manufacture within the EU (and the textile spinning and weaving which supplies it) at a severe competitive handicap as compared to third countries. To
overcome this handicap, the High Level Group recommends that work begin in order to make an early breakthrough in clothing technology.
Not only would such a step-change, if successful, boost European manufacturing activity. It will at the same time offer more stable and more highly-skilled job opportunities in full conformity with the objectives of the Lisbon and Barcelona targets, and further enhance the quality and consistent faultfree nature of European apparel."
A parte il fatto che la tecnologia più evoluta nel settore dell'abbigliamento è, manco a dirlo, giapponese, e non mi risulta che il Giappone abbia ancora presentato la sua candidatura a partecipare all'Unione Europea, poi rimane sempre il piccolo problema di quel vecchio proverbio, che così recita: "fra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare".
5am
PS: Vi posso assicurare che questa volta il buon Buttiglione non c'entra.
Buonanotte a tutti.
Non tutti festeggeranno nel solito modo il prossimo capodanno.
Molte persone che lavorano nel settore tessile-abbigliamento stanno guardando con crescente apprensione all'avvicinarsi della data dell'1 gennaio 2005.
E' una data significativa, perchè segna la fine del sistema di dazi e quote che ha "regolato" per 40 anni i flussi mondiali del settore.
Settore che comunque, dazi o non dazi, in questi 40 anni è stato ben più e meglio regolato dalla crescita e dall'evoluzione dei consumi e dei consumatori.
Naturalmente i politici cercano di rispondere da par loro alle ansie degli operatori, ed è tutto un fiorire di commissioni di studio, interpellanze, tentativi di rinvio, o di "riduzione" d'impatto, di quello che tutti vedono come il pericolo giallo alle porte dell'Europa e dell'Italia.
Ma non c'è di che preoccuparsi, la nostra industria dell'abbigliamento si è già suicidata da tempo con le proprie mani, sposando un concetto di moda "lunare" e dai prezzi astronomici che interessano fasce sempre più ristrette e marginali della popolazione mondiale.
Inoltre le inefficienze logistiche e gli sprechi del settore sono paragonabili solo a quelli del settore pubblico.
Ma il settore della moda è stato continuamente salvato in extremis, di volta in volta da diversi benefattori: americani (anni 80), giapponesi (anni 90), russi (anni 2000), desiderosi di affermare il loro benessere, caricandosi di status symbol come alberi di natale, fino al giorno in cui non hanno dovuto guardare nel portafoglio e nell'armadio e, infine, schiaffeggiandosi, nello specchio.
Forse ora siamo alla resa dei conti, forse ancora no, ma ci sono sempre aspetti divertenti anche nelle più tristi vicende.
Come quella perla di ingenuità che si può leggere al capitolo "Technology breakthrough in apparel manufacture" (pag. 29) di un documento redatto, recentemente, nientemeno che dal gruppo di lavoro denominato "High Level Group" e incaricato, direttamente dalla Commissione Europea, di trovare e raccomandare rimedi contro la catastrofe industriale ed occupazionale prossima ventura.
Ebbene, fra le tante idee raccolte nel documento, alcune anche interessanti, questa è degna del milglior Buttiglione, detto anche "il filosofo", se non altro per ingenuità: essa stabilisce che bisogna al più presto inventare una nuova tecnologia per dare un arma competitiva vincente all'industria europea della confezione, nei confronti dell'industria asiatica, che resterebbe così indietro, essendo basata sul tradizionale uso di manodopera.
Riporto il testo originale perchè è veramente stupefacente per la sua ingenuità:
"Only limited incremental changes have come about in recent years in clothing manufacture and the sewing machine remains the principal means by which fabric is joined together to make the finished clothing product. The high labour content of this operation, and the correspondingly low capital investment required place much of clothing manufacture within the EU (and the textile spinning and weaving which supplies it) at a severe competitive handicap as compared to third countries. To
overcome this handicap, the High Level Group recommends that work begin in order to make an early breakthrough in clothing technology.
Not only would such a step-change, if successful, boost European manufacturing activity. It will at the same time offer more stable and more highly-skilled job opportunities in full conformity with the objectives of the Lisbon and Barcelona targets, and further enhance the quality and consistent faultfree nature of European apparel."
A parte il fatto che la tecnologia più evoluta nel settore dell'abbigliamento è, manco a dirlo, giapponese, e non mi risulta che il Giappone abbia ancora presentato la sua candidatura a partecipare all'Unione Europea, poi rimane sempre il piccolo problema di quel vecchio proverbio, che così recita: "fra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare".
5am
PS: Vi posso assicurare che questa volta il buon Buttiglione non c'entra.
Buonanotte a tutti.
Sto facendo il possibile per non unirmi al coro degli improvvisati commentatori e polemisti sui temi del terrorismo, dell'iraq, della guerra e della pace.
Bravo, continua così, il tuo parere non ci manca di certo !
Avete ragione, e sono il primo a dirmelo, tuttavia, ciò di cui vado a parlare, solo incidentalmente è collegato a questi argomenti; in realtà riguarda il tema, anche questo superdiscusso e supersviscerato da ben più autorevoli commentatori, del cattivo gusto che dilaga nel mondo dell'informazione, anche quella che, lo dico con sommo dispiacere, dovrebbe essere più immune da questo virus.
Parlo dell'informazione radiofonica, che continuo a ritenere di un livello ben superiore a quella televisiva e persino a molta informazione stampata. Ma c'è il problema dei GR.
I GR (giornali radio), stanno all'informazione radiofonica come i titoli stanno a quella stampata. Qualcuno deve avere stabilito che, nei pochi minuti di durata di un GR, occorre catturare a tutti i costi l'attenzione dell'ascoltatore; quindi via alle notizie sparate, sensazionali, morbose.
E morboso, in maniera tanto esagerata da risultare quasi comico, non fosse che c'era ben poco da ridere, è stato il servizio mandato in onda ieri dal GR2 delle 19.30.
Venivano intervistati gli addetti alle pompe funebri del paese delle due povere turiste di Cuneo, che fornivano al giornalista dettagliate spiegazioni sull'allestimento delle bare, allo scopo di dare rassicurazioni agli italiani sul fatto che, almeno in questo momento di tragedia, i genitori delle due vittime sarebbero stati uniti nell'espressione del loro dolore.
Perchè la vera notizia, sottintesa ma palese, per questo giornalista, non è tanto la morte delle ragazze, quanto le difficoltà di una ex coppia come tante.
Siamo all'assurdo dell'assurdo, ma, a pensarci bene, l'informazione giornalistica "di consumo" è quasi sempre propinata così, si cerca la notizia curiosa, accessoria, stuzzicante, optional. Forse si ritiene che la notizia pura non faccia notizia, o forse la notizia pura ha bisogno di troppo lavoro per essere approfondita bene.
Non so cosa pensare, l'orgia dei reality, dei chi l'ha visto, dei salotti televisivi e di tutta la spazzatura simile ha probabilmente necrotizzato il cervello di giornalisti e responsabili dei media.
Bravo, continua così, il tuo parere non ci manca di certo !
Avete ragione, e sono il primo a dirmelo, tuttavia, ciò di cui vado a parlare, solo incidentalmente è collegato a questi argomenti; in realtà riguarda il tema, anche questo superdiscusso e supersviscerato da ben più autorevoli commentatori, del cattivo gusto che dilaga nel mondo dell'informazione, anche quella che, lo dico con sommo dispiacere, dovrebbe essere più immune da questo virus.
Parlo dell'informazione radiofonica, che continuo a ritenere di un livello ben superiore a quella televisiva e persino a molta informazione stampata. Ma c'è il problema dei GR.
I GR (giornali radio), stanno all'informazione radiofonica come i titoli stanno a quella stampata. Qualcuno deve avere stabilito che, nei pochi minuti di durata di un GR, occorre catturare a tutti i costi l'attenzione dell'ascoltatore; quindi via alle notizie sparate, sensazionali, morbose.
E morboso, in maniera tanto esagerata da risultare quasi comico, non fosse che c'era ben poco da ridere, è stato il servizio mandato in onda ieri dal GR2 delle 19.30.
Venivano intervistati gli addetti alle pompe funebri del paese delle due povere turiste di Cuneo, che fornivano al giornalista dettagliate spiegazioni sull'allestimento delle bare, allo scopo di dare rassicurazioni agli italiani sul fatto che, almeno in questo momento di tragedia, i genitori delle due vittime sarebbero stati uniti nell'espressione del loro dolore.
Perchè la vera notizia, sottintesa ma palese, per questo giornalista, non è tanto la morte delle ragazze, quanto le difficoltà di una ex coppia come tante.
Siamo all'assurdo dell'assurdo, ma, a pensarci bene, l'informazione giornalistica "di consumo" è quasi sempre propinata così, si cerca la notizia curiosa, accessoria, stuzzicante, optional. Forse si ritiene che la notizia pura non faccia notizia, o forse la notizia pura ha bisogno di troppo lavoro per essere approfondita bene.
Non so cosa pensare, l'orgia dei reality, dei chi l'ha visto, dei salotti televisivi e di tutta la spazzatura simile ha probabilmente necrotizzato il cervello di giornalisti e responsabili dei media.
12/10/2004
delirium
"Froci ? Alla larga !"
E fu così che, per una parola, rocco perse la capa.
L'infelice uscita di Buttiglione, lo pone in testa alla simpatica classifica delle peggiori battute pronuniciate dagli esponenti di questa "maggioranza", che vede ai primi posti quelle, ehm, esternazioni, che costarono la poltrona a chi le pronunziò.
Finora la classifica era saldamente guidata dalla terribile e sentenziosa: "se l'era cercata, quel rompic...", sulla quale l'inopportuno Scajola dovette fare le valigie, a favore del più accorto Pisanu.
Ma come non ricordare, ancora, il collusivo "impariamo a convivere con la mafia", dell'allora esordiente ministro dei lavori pubblici, Lunardi, che per un soffio non si giocò il ministero su questa, diciamo così, boutade.
E visto che siamo in tema di deliri, di lavori pubblici e di mafia, eccovi una delirante associazione di idee, che impasta il tutto.
Fra le tante realizzazioni di questa legislatura credo nessuno vorrà negare l'evidenza dell'innumerevole serie di rotatorie edificate a tempo di record che, giorno dopo giorno, rendono sempre più rapido il nostro passaggio da un ingorgo a quello successivo.
Ebbene, la rotatorie sono come la mafia: fai molta fatica ad entrare, ma quando sei dentro non puoi più uscire.
....
terza strada stan sfiorando i grattacieli
JESAHEL
quinta strada sta volando verso il sole.
JESAHEL, na na na na na na
JESAHEL, na na na na na na
buongiorno a tutti !
5am
....
PS: Per chi non ci avesse capito un tubo, parafrasando l'ineffabile Siniscalco, vorrei ricordare che
"It's the shadow toll, stupid !"
"Froci ? Alla larga !"
E fu così che, per una parola, rocco perse la capa.
L'infelice uscita di Buttiglione, lo pone in testa alla simpatica classifica delle peggiori battute pronuniciate dagli esponenti di questa "maggioranza", che vede ai primi posti quelle, ehm, esternazioni, che costarono la poltrona a chi le pronunziò.
Finora la classifica era saldamente guidata dalla terribile e sentenziosa: "se l'era cercata, quel rompic...", sulla quale l'inopportuno Scajola dovette fare le valigie, a favore del più accorto Pisanu.
Ma come non ricordare, ancora, il collusivo "impariamo a convivere con la mafia", dell'allora esordiente ministro dei lavori pubblici, Lunardi, che per un soffio non si giocò il ministero su questa, diciamo così, boutade.
E visto che siamo in tema di deliri, di lavori pubblici e di mafia, eccovi una delirante associazione di idee, che impasta il tutto.
Fra le tante realizzazioni di questa legislatura credo nessuno vorrà negare l'evidenza dell'innumerevole serie di rotatorie edificate a tempo di record che, giorno dopo giorno, rendono sempre più rapido il nostro passaggio da un ingorgo a quello successivo.
Ebbene, la rotatorie sono come la mafia: fai molta fatica ad entrare, ma quando sei dentro non puoi più uscire.
....
terza strada stan sfiorando i grattacieli
JESAHEL
quinta strada sta volando verso il sole.
JESAHEL, na na na na na na
JESAHEL, na na na na na na
buongiorno a tutti !
5am
....
PS: Per chi non ci avesse capito un tubo, parafrasando l'ineffabile Siniscalco, vorrei ricordare che
"It's the shadow toll, stupid !"
11/10/2004
Dipendenza ?
Quando ho visto, fra i regalini di compleanno di mia figlia, quel tamagotchi, non nego di essere stato un pò preoccupato: con tutto quello che si era sentito sulle terribili dipendenze che provocava il giochino temevo che mia figlia, che non è affatto immune dalle dipendenze in genere (da cartoni animati, da merendine trash, da giocattoli, ecc., ecc.), avrebbe aggiunto anche questa alla ormai lunga lista delle assuefazioni.
Questa volta, però, sembra che sia andata bene: da quel giorno il noioso e delicato pulcino è già trapassato a miglior vita diverse volte per mancanza di nutrimento.
Ovviamente noi genitori facciamo la nostra parte per aiutare l'ospite indesiderato a togliere il disturbo.
Abbiamo visto alcune volte, facendo però finta di nulla, qualche biglietto di questo tenore: MAMMA MENTRE SONO A SCUOLA RICORDATI DI DARE DA MANGIARE AL PULCINO.
Presto il buon tamagotchi andrà a far parte dell'archivio doni sgraditi, insieme all'aspirapovere elettrico e ad altri giochi leggermente fastidiosi.
Amen.
Quando ho visto, fra i regalini di compleanno di mia figlia, quel tamagotchi, non nego di essere stato un pò preoccupato: con tutto quello che si era sentito sulle terribili dipendenze che provocava il giochino temevo che mia figlia, che non è affatto immune dalle dipendenze in genere (da cartoni animati, da merendine trash, da giocattoli, ecc., ecc.), avrebbe aggiunto anche questa alla ormai lunga lista delle assuefazioni.
Questa volta, però, sembra che sia andata bene: da quel giorno il noioso e delicato pulcino è già trapassato a miglior vita diverse volte per mancanza di nutrimento.
Ovviamente noi genitori facciamo la nostra parte per aiutare l'ospite indesiderato a togliere il disturbo.
Abbiamo visto alcune volte, facendo però finta di nulla, qualche biglietto di questo tenore: MAMMA MENTRE SONO A SCUOLA RICORDATI DI DARE DA MANGIARE AL PULCINO.
Presto il buon tamagotchi andrà a far parte dell'archivio doni sgraditi, insieme all'aspirapovere elettrico e ad altri giochi leggermente fastidiosi.
Amen.
Vi piace l'Algida ?
Il brutto anatroccolo è diventato cigno.
Prima era lentigginosa, i capelli rossicci sembravano truciolo di ferro, la voce stridula faceva pensare ad una vaga inclinazione isterica, insomma, non propriamente un sex symbol.
Poi l'abbiamo vista trasformata. Chi non ricorda la scena di eyes wide shut mentre, poco vestita, parla tranquillamente con il marito nel bagno di casa ? Molto tranquilla, molto desiderabile, molto tutto.
Da quel momento in poi, per tutti è diventata "Il Sex Symbol".
Sharon Stone ? Invecchiata.
Demi Moore ? Dimenticata.
E' rimasta solo lei, l'algida Nicole Kidman.
Però, e c'è sempre un però, ora non è che le possiamo perdonare tutto.
Mica possiamo perdonarle una cazzata come Moulin Rouge. Eccheccavolo !
Ok, ok, perdoniamola và.
Il brutto anatroccolo è diventato cigno.
Prima era lentigginosa, i capelli rossicci sembravano truciolo di ferro, la voce stridula faceva pensare ad una vaga inclinazione isterica, insomma, non propriamente un sex symbol.
Poi l'abbiamo vista trasformata. Chi non ricorda la scena di eyes wide shut mentre, poco vestita, parla tranquillamente con il marito nel bagno di casa ? Molto tranquilla, molto desiderabile, molto tutto.
Da quel momento in poi, per tutti è diventata "Il Sex Symbol".
Sharon Stone ? Invecchiata.
Demi Moore ? Dimenticata.
E' rimasta solo lei, l'algida Nicole Kidman.
Però, e c'è sempre un però, ora non è che le possiamo perdonare tutto.
Mica possiamo perdonarle una cazzata come Moulin Rouge. Eccheccavolo !
Ok, ok, perdoniamola và.
08/10/2004
Ieri sera, al cinema Rialto, coda disumana.
Nelle 2 sale proiettano il nostalgico Lavorare con lentezza ed il mancato leone d'oro Le chiavi di casa.
Io, da nostalgico incallito, ero lì per vedere Lavorare con lentezza.
Radio Alice l'avevo vissuta minuto per minuto, e qualche volta pure io ero andato in via del Pratello a mettere su i miei dischi preferiti, logico che avrei fatto di tutto per convincere mia moglie, altra generazione ed altri interessi lei, di Radio Alice aveva solo vagamente sentito parlare, a scegliere questo film. (continua)
Nelle 2 sale proiettano il nostalgico Lavorare con lentezza ed il mancato leone d'oro Le chiavi di casa.
Io, da nostalgico incallito, ero lì per vedere Lavorare con lentezza.
Radio Alice l'avevo vissuta minuto per minuto, e qualche volta pure io ero andato in via del Pratello a mettere su i miei dischi preferiti, logico che avrei fatto di tutto per convincere mia moglie, altra generazione ed altri interessi lei, di Radio Alice aveva solo vagamente sentito parlare, a scegliere questo film. (continua)
07/10/2004
un passo avanti ed uno indietro
AVANTI: sul problema del traffico in Via Beverara, ed in particolare alla mattina all'entrata nelle scuole (vedi questo post precedente): questa mattina finalmente davanti alle Bottego c'era una bella pattuglia di carabinieri che facevano il mazzo agli aspiranti piloti di formula uno che facevano lo slalom fra mamme e bambini.
INDIETRO: sulla ristrutturazione della ex Scuola Bignami, che è ferma da 3 o 4 mesi ad un passo dalla fine. E' un vero peccato, considerato che forse due o tre famiglie che sono in attesa di una casa dal comune ci sarebbero.
5am
AVANTI: sul problema del traffico in Via Beverara, ed in particolare alla mattina all'entrata nelle scuole (vedi questo post precedente): questa mattina finalmente davanti alle Bottego c'era una bella pattuglia di carabinieri che facevano il mazzo agli aspiranti piloti di formula uno che facevano lo slalom fra mamme e bambini.
INDIETRO: sulla ristrutturazione della ex Scuola Bignami, che è ferma da 3 o 4 mesi ad un passo dalla fine. E' un vero peccato, considerato che forse due o tre famiglie che sono in attesa di una casa dal comune ci sarebbero.
5am
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