19/01/2005

i postumi del capodanno

Naturalmente Camillo aveva capito tutto ed io non avevo capito un tubo.
Da qualche giorno la doccia era disturbata. Il sapone non scivolava come avrebbe dovuto, l'acqua era troppo “dura”. Continuavo a farmi la doccia pensando che qualcosa non era a posto ma, una volta fuori, asciugato e vestito, quella sgradevole sensazione veniva rimossa o, meglio, sommersa dall'incalzare della giornata.
Ieri mattina, improvvisamente, tutto va a posto: il gatto che beve dal bidet; la lavastoviglie che non funziona più; la doccia sgradevole. Tutto si spiega e tutto ritorna a quella sera dell'ultimo dell'anno.
Sono le otto, sto aspettando il tecnico che mi dovrà riparare la lavastoviglie e, nell'attesa, metto in ordine il campo di battaglia: lavo i piatti sporchi abbandonati nel lavello; estraggo dai vari bidoni i vari sacchetti dei vari tipi di immondizie e vado a gettarli nei bidoni sulla strada; raccolgo e metto in un angolo distante tutto quanto si trova nel vano sotto il lavello a fianco della lavastoviglie: varie confezioni di detersivi per lavastoviglie, spugnette, pagliette, guanti di gomma e due sacchi ricolmi di sacchetti, nel primo sacchetti non food, prevalentemente di negozi di abbigliamento, nel secondo sacchetti food-grocery, prevalentemente coop e gigante, a loro volta suddivisi fra sacchetti bio e non biodegradabili, i primi destinati alla raccolta dell'immondizia biodegradabile i secondi a quell'altra. Ora che ho sgombrato a dovere il piano cucina ed il lavello sottostante, cioè i lati superiore e sinistro della lavastoviglie da riparare, è ora di dedicarsi al lato destro. Qui c'è: il contenitore dei rifiuti non biodegradabili; una lattina da 5 litri di olio extravergine d'oliva della cantina sociale di Ostuni; una scorta di pedanini e stracci puliti; un sacco da 25 kg di sale per l'addolcitore dell'acqua; l'impianto dell'addolcitore e l'impianto del potabilizzatore. Nel mettere in ordine questo angolo colgo l'occasione per controllare il livello del sale: dovrebbe essere ora di un ripristino, mi pare di averlo fatto l'ultima volta proprio il.... 31 dicembre.
Primo click: stranamente il deposito del sale è ancora pieno. Strano. Acqua dura sotto la doccia.
Secondo click: il timer dell'addolcitore segna le otto. Giusto: sono le otto. Giusto un cacchio: sono le otto del mattino ma lui segna le otto della sera, circa l'ora in cui, il 31 dicembre, saltò la corrente nel bel mezzo della sessione di lavaggio stoviglie ed io dichiarai, con rapida diagnosi, la lavastoviglie guasta: 12 anni di età e 10 anni di servizio effettivo (infatti, fino al matrimonio, avvenuto due anni dopo l'acquisto della cucina, non mi ero neppure preso la briga di togliere dal cestello i libretti di istruzioni, che adesso pagherei per riuscire a trovare). Tutti questi anni mi erano sembrati più che sufficienti per concederle il diritto ad un guasto.
Tutto è chiaro adesso, come se lo vedessi in technicolor: addolcitore spento dal 31 dicembre, lavastoviglie spenta dal 31 dicembre, ergo la presa di corrente, e non la lavastoviglie, è rotta o fusa o in cortocircuito o isolata o fuoriuso.
Il cervello parte a razzo: quindi che cacchio viene a fare adesso il tecnico della lavastoviglie: a ripararmi la presa di corrente ?
Calma. Prima di disdire, meglio controllare la tesi. Seguo il cavo di alimentazione dell'addolcitore: finisce dietro la lavastoviglie, dove sicuramente si trova anche il cavo della stessa, dove quindi si trova la presa di corrente a muro da cui entrambi si alimentano.
Eccomi a smoccolare ed a maledire le cucina componibile e chi me l'ha venduta e chi me l'ha installata.
Io quella cucina non la volevo neppure comprare: era il 1992, avevo appena finito di ristrutturare la mia casa, ero single, avevo un bel letto e volevo un armadio. Perchè quello mi serviva: un letto ed un armadio. Vado a comprarmi un armadio e, lì in vetrina, vedo una bella cucina. Mi piace. La compro. Acquisto d'impulso, lo chiamano, come l'acquisto delle pile durante la coda alla cassa del supermercato.
Peccato che, dopo tre mesi dall'impulsiva installazione dell'impulsiva cucina, una bella mattina, il tubo dei rubinetti, fissato male durante il montaggio, si stacca d'impulso ed in meno di 10 minuti mi allaga metà casa.
Peccato che alcuni mesi fa, ascolto una trasmissione “di servizio”, che mi fa venire l'impulso, dopo dodici anni, di controllare, e magari anche sostituire, i tubi del gas. Ma chi ci può arrivare ? Per farlo bisogna smontare fornelli, forno da incasso e piano cucina. Abbandono l'impresa e spero di non esplodere o morire avvelenato.
E oggi l'ultima delizia: la presa di corrente di lavastoviglie e addolcitore assolutamente irraggiungibile. Svito d'impulso tutte le viti che vedo in prossimità della perfida ed inamovibile macchina, tiro con forza ma non troppo: in mancanza di istruzioni, tirare troppo, di solito, non è buona cosa, quasi sempre si finisce per creare danni gravi all'oggetto che si sta tirando.
Io tiro con forza ben calibrata. Lei non si muove.
Quindi decido di non disdire l'appuntamento con il tecnico: non servirà per riparare ma servirà per estrarre: un'altra volta impari a conservare le istruzioni, maledetto stronzo ex-single menefreghista.
Anzi, sono le nove, meglio telefonare per sapere come mai il tecnico è in ritardo: lo aspettavo per le otto e trenta.
“Buongiorno, stavo aspettando il tecnico per la riparazione della lavastoviglie”
“Certo, in mattinata dovrebbe passare”
“Come “in mattinata” ? Aveva detto che mi metteva all'inizio del giro, alle otto e trenta !”
“Sì, ho lasciato ieri sera la nota per il tecnico, ma non è detto che abbia iniziato il giro proprio da lei”
“Allora, per cortesia potrebbe telefonare al tecnico per chiedergli a che ora passerà da me ? Sa, dovrei andare a lavorare”
“No. non posso”
“Come non può ! Le sto chiedendo per cortesia di telefonare al tecnico e, naturalmente, di addebitarmi il costo della telefonata nella fattura dell'intervento, per poter sapere a che ora verrà e per potermi regolare”
“No. Non posso disturbare continuamente i tecnici per queste cose !”
“Bene, quindi, nell'era dei telefoni cellulari, noi poveri mortali dobbiamo stare qui composti ad attendere che sua maestà si degni di venire a farci visita !” e riattacco.
Sono le 9.15, mi sento come una tigre in gabbia, vado continuamente alla finestra per vedere se arriva il furgone di sua maestà il tecnico.
Sono le 9.30. Basta non ce la faccio più. Voglio andare a lavorare. Tanto deve solo estrarre la lavastoviglie. Per questo è sufficiente che ci sia mia moglie.
“Allora vai tu a portare il bambino a scuola, io sto qui a tentare di estrarre la lavastoviglie e ad aspettare il tecnico” Le dicevo alle 8.45 circa.
“Ok, poi mi fermo a fare la spesa, tanto non c'è fretta che torni, ci sei tu”
“No, meglio comunque che torni presto !”, le dico mentre è già sulla porta.
Prendo il telefono, faccio il suo numero di cellulare e sento squillare un cellulare nell'altra stanza. Indovinate un pò di chi è ?
Bene, impossibile comunicare con mia moglie.
La tigre in gabbia è sempre più nervosa.
Ore 9.45. Idea. So che ci rimetto, ma almeno mi vendico della stronza.
Scrivo un bel biglietto per il tecnico e, uscendo per andare a lavorare, lo appiccico con lo scotch sulla maniglia della porta: “18/01/2005 H 9.30 PER IL TECNICO DELLA LAVASTOVIGLIE. SONO USCITO. TORNO SUBITO. MI CHIAMI AL 348.... FIRMATO....”
Ore 9.55 sono già a quindici chilometri da casa, sto ancora guidando, squilla il telefono.
“Pronto ?”, con voce innocente.
“Pronto Sig...., sono il tecnico della lavatrice. Io sono qui già da cinque minuti. Posso aspettare ancora per altri cinque minuti, poi dovrò andare perchè ho altri interventi da fare”.
Ridacchio mentalmente al pensiero di sua maestà il tecnico che mi aspetta davanti la porta di casa e che, godimento supremo !, mi telefona.
“Ah, mi scusi, sono uscito un momento perchè dovevo fare una cosa urgente, ma sto già tornando. Per le dieci sono certamente lì”.
Ore 10.00 adesso sono a venticinque chilometri da casa, sto ancora guidando, squilla di nuovo il telefono. Deve essere sua maestà che mi vuole mandare affanculo.
“Pronto ?”, con voce innocente.
“Pronto, ciao sono io, volevo dirti che sono già tornata a casa, ci penso io a seguire la riparazione....”