in cauda venenum
Buongiorno, sono le 6.20 del nuovo anno. Vi state divertendo ?
Non tanto eh ?
Lo credo bene: da un pezzo, ormai, vi state chiedendo quando finalmente tutto questo finirà.
Il Vostro letto vi sembra la cosa più bella e desiderabile di questo mondo.
Non ne potete più di sentirvi infreddoliti e sudaticci, con quegli assurdi abiti da festa addosso, con quella bocca dal sapore micidiale di cenere, alcool e rigurgiti di quella roba indigeribile che qualcuno ha osato definire “cenone”.
State giurando a voi stessi che questo è stato l'ultimo capodanno festeggiato in questo modo.
Un consiglio ? Mantenete questo giuramento. Non ve ne pentirete.
Anche se, pure a me, il capodanno non è andato del tutto perfettamente come avrei voluto.
Cosa intendo per perfettamente ? Semplice, farmi una bella e profonda dormita per non dovere ascoltare quella manica di dementi bombaroli che dalle ventitrè del trentuno all'una dell'uno giocano alle loro tante piccole falluja che, sommate fra di loro, riprodocuno fedelmente quella vera. Unico scampo è avere un sonno profondo e andarsene a dormire alle ventidue circa.
La giornata era trascorsa nel migliore dei modi: sveglia alle quattro, tre ore fra lavoro e scrittura inutile, un altra oretta in ufficio poi un pò di shopping: nella boutique preferita del gatto a comprare la lettiera più cara ed introvabile di questo mondo ma, purtroppo, anche la mia preferita: quella fatta di pezzettini di legno e, già che c'ero, una buona scorta di scatolette e croccantini della Hill's, la marca, anche questa introvabile nei normali negozi, raccomandata da quella brava donna della nostra veterinaria.
A proposito di medici, prima di uscire di casa, avevo segnato uno storico successo: ero riuscito a conquistare dalla pediatra una visita a domicilio per mio figlio. Lui, un'influenza iniziata due giorni prima, io, me l'ero lavorata bene, telefonandole già il pomeriggio precedente, lei, mi aveva aperto una possibilità con il suo”se domattina non sta ancora bene mi chiami che verrò a visitarlo (sigh), ma mi telefoni presto, altrimenti scatta la guardia medica (???)”.
Cosa abbia inteso dire parlando della guardia medica non l'avevo capito, ma, quando alle sei mio figlio è arrivato in lacrime nella sala dove, lanciatissimo, io stavo strimpellando le mie cazzate sul computer, gli ho subito misurato la febbre già pregustando il piacere di riuscire, per la prima volta in sette anni (consolidato fra lui e la sorella), ad ottenere dalla pediatra una visita a domicilio.
37,5° ed un forte mal di gola: è fatta. Un pò di miele, un pò di sciroppo, un pò d'acqua, un pò di pipì, un pò di coccole e l'accompagno nel lettone dove subito si addormenta beato vicino alla mamma.
Alle otto, puntuale all'appuntamento con la pediatra, telefono, credo di essere stato il primo quella mattina perchè per due volte, temendo il peggio, ho trovato il telefono spento, poi, con mia grande meraviglia, ha risposto e, senza opporre resistenza alcuna, mi ha rassicurato che in mattinata sarebbe passata.
“Mi dice l'indirizzo ?”
“Certo, Via....”
“Ah, abitate sempre lì”
Sono un pò sconcertato: allora mia moglie, non ricordo quando, qualche volta l'ha fatta venire a casa. Vabbè io invece non ci ero mai riuscito. Dietro le sue rimostranze (di mia moglie, cioè, manco fosse la sorella della pediatra) avevo sempre tagliato corto caricando la bambina o il bambino malato in macchina ed andando direttamente al pronto soccorso pediatrico.
Ma, tornando allo shopping, dopo la spesa da pianetaanimali mi reco al vicino lupitoys: il pupo compirà cinque anni fra pochi giorni, ma lui è malato ed io ho tempo, meglio anticipare un pò il regalo. E me ne esco con un sontuoso secchiello gigante da 1.000 mattoncini lego ed un discreto trenino elettrico. Incredibile come sia difficile, oggi, trovare un buon trenino elettrico nei reparti e nei negozi di giocattoli. L'unica alternativa sarebbe cercarli nei negozi per adulti collezionisti, quelli che il loro trenino non lo darebbero mai al figlio. Tuttavia il trenino di lupis soddisfa abbastanza le specifiche minime che avevo stabilito: dispone di ruote in acciaio e binari sufficientemente lunghi.
Mi rimetto in macchina verso casa, telefonando per sentire se la pediatra è già arrivata, non ancora, quindi niente passaggio in farmacia. “Comunque vado a fare un pò di spesa al gigante; se arriva e se ordina delle medicine, telefonami”.
Quando arrivo a casa la pediatra è già arrivata ed ha riconosciuto che la gola del pupo è “effettivamente” (parola che sottintende che non l'ho chiamata per nulla) un pò arrossata, ma al momento, non preoccupante. E lui, che sembra già stare bene, starà ancora meglio quando vedrà il pacco dei suoi regali.
La giornata era poi proseguita nel migliore dei modi, montando la ferrovia, impresa non facilissima, e accompagnando mia figlia ed il suo orsacchiotto da decathlon a comprarsi una nuova tutina da sci, che la precedente le era ormai diventata piccola.
Alle 19.30 improvvisamente il blackout, solo il trenino, che funziona a pile, continua a girare, il resto della cosa è nel buio totale.
“Hai per caso acceso insieme lavastoviglie e lavatrice ?”
“No, non ho acceso la lavatrice, ma la lavastoviglie sì”
“Allora lavastoviglie e forno ?”, domando avvicinandomi a tentoni al pannello dei contatori e delle valvole elettriche.
“No, il forno no”
“Strano,” penso, ”allora non dovrebbe essere saltata la corrente”
“Strano,” penso ancora mentre tocco il primo interruttore delle valvole, quello che di solito scatta per i sovraccarichi, “l'interruttore è a posto, non è scattato”
Infatti sono scattate altre due valvole che normalmente non saltano.
Tiro su, torna la luce, ma non è tutto a posto: “la lavastoviglie non si accende più !” mi strilla infatti mia moglie dalla cucina.
E qui il mio capodanno è già rovinato.
Decido di affrontare il problema dopo cena, ma so già che non sarà banale: una lavastoviglie che per dieci anni non si è mai fermata, quando si ferma, si ferma sul serio.
Dopo cena, fusilli in bianco, mi dedico alla lavastoviglie: con una tazzina ed una pentola prima svuoto l'acqua rimasta sul fondo, poi, con una spugna, assorbo quella che non riesco più a raccogliere con la tazzina, poi smonto il pannello frontale e guardo sconsolato tutta la sezione di controllo (interruttore e meccanismo del programma di lavaggio), che non mostra tracce di problemi: non ci sono fili staccati o bruciacchiati, non ci sono fusibili saltati, quello che speravo di trovare. Anzi, fusibili non ce ne sono proprio. Quindi il problema è serio sul serio: si tratta della pompa o dell'impianto di riscaldamento dell'acqua, che sono raggiungibili solo smontando completamente l'apparecchio ed estraendolo, impresa titanica, dalla cucina. In questo momento giuro che la prossima cucina non avrà gli elementi da incasso, ma altro non posso fare: mestamente rimonto il pannello e mi arrendo.
Intanto si sono fatte le ventidue, è tardi ed ho sonno e sono stanco: la lavastoviglie mi ha dato il colpo di grazia e in dieci minuti sono già sotto le coperte che dormo innocente come un bimbo.
Ad un certo punto, mia moglie, agitatissima piomba nella camera, mi sveglio e sento le bombe che stanno esplodendo a raffica là fuori: sicuramente è passata mezzanotte.
“Che c'è,” chiedo allarmato “il pupo sta male ?”
“No, no,” dice lei con il suo tono più angosciato “è Camillo”
“Camillo ?”
“Sì Camillo, l'ho fatto uscire alle 10 e non è ancora tornato. Ho paura che con questi botti si sia spaventato e sia andato a finire chissà dove o, peggio, sia finito sotto una macchina”
“Ma, scusa perchè l'hai fatto uscire alle 10 ?”
“Perchè non volevo che svegliasse i bambini, avrei potuto chiuderlo in bagno, ma ho pensato che fosse meglio farlo uscire...,” i rimorsi la assalgono “ma è da un'ora che ho lasciato la porta di casa aperta e LUI non è ancora tornato.”
“Comunque,” taglio corto, girandomi dall'altra parte e rimettendomi a dormire, “se è fuori da due ore non ci vedo nulla di strano, lo fa tutte le sere.”
“Sì ma fuori ci sono dei botti pazzeschi e LUI si sarà spaventato” dice lei, distrutta dal senso di colpa, e se ne va.
Ma ormai non riesco a riprendere sonno: la porta di casa aperta mi fa sentire perfettamente lo scatenarsi della demenza collettiva. Provo ad eccendere la radio, è venerdì notte e c'è Brasil, ma è capodanno ed hanno un ospite, un imbarazzato Chico Buarque de Hollanda che non vede l'ora di andarsene ma che il buon Max De Tomassi non molla. Poca musica e tante chiacchiere che non aiutano certo a riprendere il sonno interrotto.
Dopo un pò mi alzo, vado a fare pipì ed a chiudere la porta di casa: la fuori il freddo e le ultime bombe degli irriducibili. E' quasi l'una e mia moglie, come uno straccio, se ne sta sul divano fissando, senza vedere, con uno sguardo vuoto e disperato la TV.
All'una e trenta arriva in lacrime sotto le coperte: mi abbraccia singhiozzando.
A me, invece, il solito senza cuore, scappa un pò da ridere: rido pensando a come sarà quando i bambini, non più bambini, cominceranno ad uscire la sera con gli amici, le amiche ed i fidanzatini: mentalmente mi faccio gli auguri in anticipo per allora.
Lei, offesa dalla mia insensibilità e cinismo, si gira dall'altra parte e smette di singhiozzare.
Non passano cinque minuti che si sente, debole ma distinto, il miagolio del gatto fuori dalla porta: mia moglie scatta, novella marion jones in camicia da notte, ed in quattro balzi è alla porta.
Poi è tutto un fare le fusa, bacini, moine, .......
E, finalmente, posso riprendere il mio meritato riposo.
Buongiorno e Buon Anno a Tutti !
5am