Frontiere aperte o chiuse? Per il momento si chiude, non si fa altro che chiudere. In Turchia si procede per tappe. Ogni mese una diversa categoria di lavoratori stranieri viene invitata ad andare a esercitare altrove il suo mestiere.
Due mesi fa erano i parrucchieri e le manicuriste. Il mese scorso è stato il turno delle ballerine di nightclub e degli artisti in genere.
È ingeneroso sorridere delle goffaggini di chi sta cercando di trarsi d'impaccio. Ma a volte, nei locali notturni di Pera o di Ankara, che sia il Tabarin o il Moulin Rouge, il Montparnasse o lo Chat Noir, è difficile fare altrimenti.
Un tempo le entraineuse erano quasi tutte ungheresi. Lasciavano il loro paese in gruppo e le si ritrovava dovunque, al Cairo, ad Atene, a Sofia, a Belgrado, sempre belle, sempre vestite in modo splendido.
Si chiudono le frontiere. E dall'oggi al domani bisogna trovare delle ballerine turche. Fino a qualche anno fa uscivano solo velate e adesso eccole che ballano in abiti succinti e prendono posto al tavolo dei clienti per farsi offrire champagne!
Come potrebbero non essere d'una goffaggine commovente?
Da Europa 33 di Georges Simenon. Ed. Adelphi