Del famigerato sottopasso di Via Zanardi ho scritto due giorni fa, non da meno è il sottopasso di Via dell'Arcoveggio, dove la pista ciclabile letteralmente s'infrange con un marciapiede che si restringe a pochi centimetri.
Ma non è così dappertutto. Negli ultimi anni sono stati costruiti alcuni nuovi sottopassi, che sono un esempio illuminato di progettazione che tiene conto dei problemi di sopravvivenza di pedoni e ciclisti.
Uno di questi esempi è il sottopasso di Via Henghel Gualdi (grande clarinettista jazz). La caratteristica di questi sottopassi è di avere una corsia per pedoni e biciclette separata e sopraelevata rispetto a quella delle auto.
Dunque qualcosa si può fare.
I sottopassi ferroviari non sono calamità naturali da accettare con fatalismo.
E anche per i due vecchi e terribili sottopassi di Via Zanardi e Via dell'Arcoveggio qualcosa si potrebbe fare.
Se però dovessero mancare i soldi per rifarli ex novo belli come quello di Via Henghel Gualdi, qualcosa comunque si potrebbe fare in economia: raddoppiare il marciapiede del lato ciclabile ed eliminare il marciapiede del lato opposto.