Ce l'ho in prestito da un mese, ma ho dovuto chiedere una proroga per
finire di leggerlo.
E qui si può capire perchè:
http://creatinginterest.blogspot.it/2007/11/talk-show.html?m=1
Ma ne vale la pena
25/01/2016
02/01/2016
pro pedoni e ciclisti 2 (dei semafori pedonali)
il semaforo per le auto è sul giallo perchè il pedone ha premuto il pulsante, ma il pedone ha già attraversato metà della strada stanco di aspettare invano il verde, che sta adesso finalmente per arrivare.
Ecco, questa scena, tratta da google street view, è rappresentativa di un altro piccolo flagello che affligge pedoni e ciclisti: i semafori a chiamata che non diventano mai verdi.
Quello che avete appena visto si trova in via Marco Polo, appena dopo la rotonda di congiunzione con Via Zanardi, dove le auto schizzano a tutta velocità.
Proseguendo per via Marco Polo, se ne incontrano poi altri. Il prossimo è questo, prima della rotonda con via Yuri Gagarin, che miracolosamente ha invece tempi di attesa accettabili (allora si può fare !)
Andiamo ancora avanti per Via Marco Polo e prima dell'incrocio con Via Bottego, all'altezza del Centro Civico, ce ne sono due a distanza di pochi metri uno dall'altro che sono stati programmati con la stessa grande precisione: entrambi hanno tempi di attesa biblici (per i pedoni ovviamente) e a volte c'è scappato il morto, sicuramente qualcuno che s'era stufato di aspettare il verde.
Basta ? No, ne è appena nato un altro in via Yuri Gagarin, per i pedoni ed i ciclisti che percorrono i sentieri lungo il canale Navile, cosa benemerita, a lungo desiderata ed arrivata al termine di un cantiere durato un anno (un anno per disegnare le strisce e piantare due semafori, non è male....). Anche qui la principale caratteristica del semaforo è l'eterna attesa del verde (sempre per i pedoni ovviamente).
Al che il pedone, che a volte nutre sentimenti vendicativi nei confronti delle auto, se vede la strada libera (in Yuri Gagarin può capitare) attraversa anche con il rosso ma prima ci tiene a premere comunque il pulsante di richiesta del verde in modo che le auto si debbano fermare per far passare "nessuno".
In questa foto, ripresa da street view a giugno 2015, il cantiere non era ancora terminato e tutti ormai disperavamo che lo sarebbe mai stato.....
Buon Anno a tutti (pedoni, ciclisti, automobilisti) ed anche ai tecnici comunali che programmano i semafori.
5am
pro pedoni e ciclisti (ancora sui sottopassi ferroviari)
Bologna, nella zona nord, è piena di sottopassi ferroviari, che sono il vero incubo dei pedoni e dei ciclisti.
Del famigerato sottopasso di Via Zanardi ho scritto due giorni fa, non da meno è il sottopasso di Via dell'Arcoveggio, dove la pista ciclabile letteralmente s'infrange con un marciapiede che si restringe a pochi centimetri.
Ma non è così dappertutto. Negli ultimi anni sono stati costruiti alcuni nuovi sottopassi, che sono un esempio illuminato di progettazione che tiene conto dei problemi di sopravvivenza di pedoni e ciclisti.
Uno di questi esempi è il sottopasso di Via Henghel Gualdi (grande clarinettista jazz). La caratteristica di questi sottopassi è di avere una corsia per pedoni e biciclette separata e sopraelevata rispetto a quella delle auto.
Dunque qualcosa si può fare.
I sottopassi ferroviari non sono calamità naturali da accettare con fatalismo.
E anche per i due vecchi e terribili sottopassi di Via Zanardi e Via dell'Arcoveggio qualcosa si potrebbe fare.
Se però dovessero mancare i soldi per rifarli ex novo belli come quello di Via Henghel Gualdi, qualcosa comunque si potrebbe fare in economia: raddoppiare il marciapiede del lato ciclabile ed eliminare il marciapiede del lato opposto.
Del famigerato sottopasso di Via Zanardi ho scritto due giorni fa, non da meno è il sottopasso di Via dell'Arcoveggio, dove la pista ciclabile letteralmente s'infrange con un marciapiede che si restringe a pochi centimetri.
Ma non è così dappertutto. Negli ultimi anni sono stati costruiti alcuni nuovi sottopassi, che sono un esempio illuminato di progettazione che tiene conto dei problemi di sopravvivenza di pedoni e ciclisti.
Uno di questi esempi è il sottopasso di Via Henghel Gualdi (grande clarinettista jazz). La caratteristica di questi sottopassi è di avere una corsia per pedoni e biciclette separata e sopraelevata rispetto a quella delle auto.
Dunque qualcosa si può fare.
I sottopassi ferroviari non sono calamità naturali da accettare con fatalismo.
E anche per i due vecchi e terribili sottopassi di Via Zanardi e Via dell'Arcoveggio qualcosa si potrebbe fare.
Se però dovessero mancare i soldi per rifarli ex novo belli come quello di Via Henghel Gualdi, qualcosa comunque si potrebbe fare in economia: raddoppiare il marciapiede del lato ciclabile ed eliminare il marciapiede del lato opposto.
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