26-12-2007 Festa di Santo Stefano
Questa mattina, gesto insolito negli ultimi tempi, apro uno spiraglio negli scuri e lascio la finestra accostata e non sigillata.
L'aria che entra è fresca, quasi gelida, ma piacevole sul viso, l'unica parte che emerge dal tepore delle coperte.
Soprattutto non puzza di smog. Sono bastati, si fa per dire, cinque giorni di festa, traffico scarso, quasi nullo, e l'aria è tornata decente ed è tornata pure la nebbia.
Mi piace la nebbia.
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26-12-2007 Festa di Santo Stefano
Poco fa, quando mi sono alzato dal water, come al solito mi sono girato per vedere il risultato, ma già sapevo che questa volta ne sarei stato soddisfatto.
I giorni di festa stanno facendo un buon effetto anche sul mio intestino, non solo sull'aria della città. Ricordo, giorni fa, leggendo le storie di Bombay (*), una frase che mi aveva colpito era quella in cui il ragazzo dello slum, quando torna al paese di campagna a far visita ai parenti, prova il massimo piacere nello starsene per molto tempo a cagare in un campo, l'erba che gli solletica il culo, godendosi la perfetta solitudine che, nello slum di Bombay, non è neppure immaginabile, con la coda fuori dalla latrina che, passati 2 minuti, comincia a vociare ed a bussare per farti sloggiare da lì.
Può sembrare blasfemo fare paragoni con gli abitanti degli slum, ma anche per noi consulenti cagare bene fa parte dei piaceri proibiti.
Quando sei dai clienti non sei a casa tua e, pur essendo perfettamente comprensibile e legittimo che tu possa avere necessità di andare al gabinetto, c'è sempre qualcuno che sa che ci sei andato o che ti sta aspettando o che sta pensando: “questo mi fa spendere fior di quattrini e perde tempo andando al cesso”.
Senza contare che il cesso non è il “tuo” cesso e non ha nulla di familiare per te.
Ed è così che noi si diventa stitici.
(*) Maximum City di Suketu Mehta