Polli
I romagnoli hanno una fantasia eccezionale e, soprattutto, molto orientata al business.
Pensavo questa cosa questa mattina mentre percorrevo l’autostrada verso Pesaro, dopo aver superato le industrie riminesi del pollo e dopo aver visto un grande cartellone pubblicitario di San Patrignano.
Federico Fellini, Raul Casadei ed il ballo liscio, i bagnini, la piadina, le pensioncine familiari, i pedalò, le tedesche in cerca di emozioni, i polli (Amadori, Cafar, etc.) e, massimo dei massimi, i tossicodipendenti in cerca di una via d’uscita.
Ecco, mi è bastato annusare per 3 kilometri quell’odore inconfondibile che ricorda un po’ Mc Donalds o gli scarichi del retro dell’Ipercoop Lame che, con il vento giusto, profumano tutto il parco di Villa Angeletti, per partire dietro a questi pensieri insulsi.
Poi per associazione di idee mi viene in mente il bagnino di Torbole, sulla punta nord del Garda.
L’abbiamo scoperta praticamente insieme, Torbole.
Io alla ricerca del vento per uscire con il windsurf, Lui, forse, alla ricerca di un mercato vergine dove riprodurre il collaudato metodo romagnolo.
La spiaggia è di ciottoli ed anche stretta.
Mai nessuno si era sognato di aprirci un bagno regolamentare con ombrelloni e brandine, proprio come sui lidi riminesi.
Lui, riminese purosangue, l’ha fatto, venti anni fa, quando esplodeva la moda del windsurf e Torbole, da sonnacchiosa cittadina per vecchi pensionati che preferivano la quiete del lago al caos del mare, diventava suo malgrado, causa quel fastidiosissimo e quotidiano vento, uno dei centri più “in” (oggi si dovrebbe dire “cool”) delle vacanze europee.
E lui, con la sua brava concessione comunale per mettere già brandine e ombrelloni, era lì.
E c’è tuttora.
Poi, ho già superato Riccione, penso alla meravigliosa Sardegna.
Potrebbe dare capotto alla Romagna come vuole: mare, spiagge, clima….
Ma i sardi non sono i romagnoli. E se ne fottono. E i turisti gli rompono anche un po’ i coglioni.
E forse hanno ragione loro.
Chissà.
Poi arrivo a Pesaro e lavoro.
Lavoro bene e mangio meglio, ospite di clienti simpatici che mi fanno dimenticare il pollo arrosto di Rimini.
18.30: ho ancora un’oretta prima di finire. In effetti il pranzo si è prolungato un po’ troppo e temo che non farò in tempo ad essere a Bologna per le otto, come d’accordo con mia moglie, per andare insieme al cinema a vedere “la finestra di fronte”.
Meglio avvisarla, così si organizza.
Non è incazzata, è molto serena (strano): “ok mi faccio venire a prendere da..(la coppia di amici con cui dovevamo andare), ci vediamo poi a casa”.
“No, penso di farcela, se finisco alle sette e mezza per le 8 e mezza posso essere al cinema. A che ora inizia il film ? 8.20 ? Vabbè perderò i primi 10 minuti ma lo sai che non mi formalizzo per queste cose. Ciao a dopo.”
In anticipo sul mio programma alle sette e mezza sto entrando in autostrada. Piove a tratti, ma il traffico non è esagerato e alle otto e trentacinque sto già parcheggiando l'auto a 10 metri dal cinema.
Entro sparato, non vedo la biglietteria.
Chiedo alla barista: “la biglietteria è fuori, ma è chiusa”
Arriva la bigliettaia capo: “la biglietteria è chiusa, non può entrare”
Non capisco e spiego che mia moglie ed i miei amici sono dentro che mi aspettano.
“Se me l’avessero detto le avrei tenuto un biglietto, ma ora non posso farla entrare perché fino al prossimo spettacolo la stampante non emette più biglietti e lei senza biglietto non può entrare”
Continuo a non capire, ma una cosa sto capendo: la bigliettaia non è romagnola. Pago adesso e Lei mi stampa il biglietto dopo.
“Non si può. Se mi scopre la SIAE mi fa una multa e se lei entra adesso, con duecento persone in sala, non passa certo inosservato”
Fedele alla mia calma, mi innervosisco un po’ ma non faccio commenti né accenno a litigare (Sono solo un po’ scocciato per aver fatto la Pesaro – Bologna ai 200 km/ora per niente). Semplicemente estraggo di tasca il telefono e provo a chiamare mia moglie per aggiornarla sulla situazione. Il suo telefono è acceso, ma come le avevo consigliato io, per vincere la sua ritrosia a tenerlo acceso dentro al cinema, l’ha impostato su silenzioso.
Quindi non sente la chiamata.
Quindi non mi risponde.
Telefono allora alla sua amica, certo che risponderà perché non ha certi scrupoli come quello di spegnere il telefono al cinema.
Infatti mi risponde e mi passa la mia dolce e ineffabile metà.
“Non mi lasciano entrare perché la biglietteria è chiusa”
“Allora vengo fuori un attimo…”
Parlando al telefono mi sono intanto avvicinato all’ingresso della sala e noto che la cassiera capo mi indica ad una cassiera junior (probabilmente dice: “tienilo d’occhio, che mi sembra un po’ fuso”), poi entra in un ufficio e scompare.
Cassiera junior mi dà un’occhiata poi si mette a guardare la sua piccola tv per ingannare l’attesa del prossimo spettacolo.
Donna Barman (o Barwoman ?) armeggia con la macchina del caffè, pertanto è girata.
Nessuno mi vede.
Quindi entro in sala.
Di là della porta c’è mia moglie.
“Ah, ti hanno fatto entrare ?”
“No, ma sono entrato di nascosto”
“Come di nascosto ?!? Non hai pagato il biglietto ?!?!?”
Il senso del dovere (per le cose che non contano nulla) di mia moglie è veramente esagerato.
“No, lo pago dopo, ma adesso portami al nostro posto che non voglio che mi becchino qui. Poi ti spiego tutto”.
Gran film “la finestra di fronte” e, indovinate un po’, Lei lavora in una POLLERIA.
Buonanotte !
PS: dimenticavo di dire che all'uscita del film ho poi fatto la mia brava coda per acquistare un regolare biglietto d'ingresso.
Con grande soddisfazione di mia moglie che voleva anche che lo andassi a mostrare alla cassiera extra-romagnola...
5AM