19/09/2003

Caro

Avete mai pagato 6.000 lire per un cono gelato ?
Io mai.
1.000 – 1.500 era il costo di quello che preferivo (crema e cioccolato)
2.000 quando volevo un gelato grande
3.000 per esagerare.

Ora pagare 3 euro è normale, e sfido chiunque a trovare un cono gelato a meno di 1 euro e 50.
E’ stato così, acquistando un gelato, che nell’estate del 2002 mi sono reso conto che il passaggio lira – euro non era stato del tutto indolore.
Ora, a distanza di 21 mesi, la polemica infuria sempre di più e non si vede soluzione: diventiamo irrimediabilmente tutti più poveri (o meno ricchi).

E forse non è un caso che oggi a Milano si inauguri il primo negozio italiano di H&M (Hennes & Mauritz).
L’hanno battezzata l’Ikea della moda: è svedese, è un colosso, vende moda alla moda (e non babbiona) a poco prezzo.
Sbarca a Milano, nel negozio sul C.so V.Emanuele, a pochi passi da P.zza S.Babila, che fu per tanti anni di Fiorucci e segue di un anno un altro colosso della moda a poco prezzo: lo spagnolo Zara.

In un anno in cui i consumatori hanno deciso che l’abbigliamento costava troppo e tutti i giorni hanno fatto il loro piccolo sciopero, Zara ha avuto risultati di vendita impressionanti, incassando nel solo negozio di Milano 33 milioni di euro.

C’è di che essere contenti, si fa per dire, l’ultimo baluardo industriale italiano (cioè l’industria della moda), viene sbeffeggiato in casa propria da uno spagnolo e prossimamente da uno svedese.

Noi siamo ripiegati nella pigrizia di confezionare prodotti di lusso e di prezzo astronomico, cioè prodotti che non implicano sforzi logistici o fantasia imprenditoriale, bensì “gusto” e “creatività”. Prodotti destinati a pochi milionari (in euro) sparsi in giro per il mondo.

E nel pieno del caos dei prezzi abbiamo anche pensato bene di decretare la fine della moda del semplice e del nero (il nero ha stufato ! non se ne può più del minimalismo ! dicevano i guru della moda nel 2000) per portare al successo gente barocca come Cavalli o Dolce e Gabbana, che si divertono a decorare i pantaloni come fossero alberi di natale.
E via chilogrammi di costosi accessori: cerniere e cernierine, pellicce e pelliccette, bottoni, catene, croci, manette e chi più ne ha più ne metta.

Risultato, anche le aziende misconosciute che producevano prodotti alla moda di una certa qualità, ma a prezzi contenuti, si sono ritrovate ad avere altissimi costi di produzione, e conseguenti prezzi di vendita proibitivi.

Quindi diamo un benvenuto alla moda economica di Zara e di H&M perché, forse, ci insegnerà che la logistica conta qualcosa e, forse, potremo tornare a recuperare il tempo perduto, se sapremo coniugare una certa qualità di materiali e di confezione con un’organizzazione produttiva e distributiva moderna.

E’ l’ultima chance che abbiamo, perché se Zara ed H&M capiscono che si può conquistare un ulteriore vasto pubblico sul fronte della qualità (dove sono, al momento, molto scadenti), siamo veramente fritti.

Se invece continueremo a baloccarci con il mito degli stilisti e delle sfilate, progettando e producendo abbigliamento con 18-12 mesi di anticipo (queste cose non le fa più nemmeno la Mercedes, cazzo!), saremo definitivamente fottuti.

Buongiorno a tutti !

5AM