15/05/2011

l'assillo

Sara' che mi manca l'abitudine, ma ripensandoci trovo stupefacente la pressione dei venditori ambulanti immigrati nel centro della citta'.

Venerdi, ora di pranzo, sono in Strada Maggiore e decido, dopo 27 anni, di tornare a pranzo da Clorofilla.
Seduto al mio tavolino, aspettando il mio piatto e ripensando al passato, vedo avvicinarsi il senegalese, rimpallato dai tavoli prima, sorriso simpatico, borsone dei fazzolettini e delle spugne a tracolla, alza la mano in segno di saluto e declama "Love and Peace!"
Roba da concerto di Bob Marley, che non c'entra molto con l'atmosfera intima e sobria del Clorofilla.
Poi, sentendo tutto il peso del borsone e intuendo che con me potra' combinare qualcosa, prende una sedia e si accomoda.
Io gli dico, non compro nulla ma se vuoi mangiare qualcosa te lo offro io.
Lui dice che no, che quando torna a Padova, abitano tutti a Padova, si prepara il suo cous-cous, che lui non mangia cose italiane.
Intanto arriva il mio piatto che, guarda caso, e' una specie di cous-cous.
Lo guarda e mi chiede se l'offerta e' ancora valida.
Certo, gli faccio, e chiamo la cameriera, che lo fa mettere ad un tavolino un po' piu' in la' e lo serve.
E finalmente posso mangiare in pace.

La sera, ad una rimpatriata in un anonimo locale di cucina similgreca, cosa non si sopporta in nome dell'amicizia, ho contato almeno cinque venditori di palle luminose (?) che si sono succeduti al nostro tavolo.
Un autentico supplizio.