01/03/2003

Pensiero forte e Carne debole

Adriano Sofri è un martire.
Per chi non avesse molta dimestichezza con le questioni etimologiche ricordo che martire significa testimone.
Egli testimonia il rispetto delle norme sociali e legali.
Che sia innocente o colpevole va rispettato per la socratica serenità con cui ha accettato la sua sentenza.
Da non confondersi con la serena rassegnazione con cui il delinquente incallito accetta il carcere.
Ed ancor più distante dalla disperata furbizia dei molti potenti che cercano con ogni mezzo lecito, paralecito ed illecito di sottrarsi al giudizio della legge.
Anch’egli è, per certi versi, un potente, reso famoso, quindi potente, dalla sua vicenda e da come l’ha affrontata: da uomo, cosa talmente rara da rendere automaticamente importanti i pochi che lo fanno.

Mi dispiace che il tribunale di Firenze gli abbia negato la possibilità di andare a Strasburgo per due giorni.
Ma non perché temo che non possa difendersi (ci penseranno i suoi avvocati) ma perché credo che sarebbe stato bello per lui fare un viaggio fuori dalle mura del carcere.
Pensate 2 giorni fuori dopo anni dentro.
Dentro senza prati, senza cielo, senza mare, senza internet.
Solo mura strette, televisione e giornali.
Credo che Adriano Sofri darebbe qualche anno della sua vita per poter navigare e scrivere in internet.
Credo. Ma non credo che in carcere si possa fare.

Forse il Tribunale ha pensato che, una volta all’estero, avrebbe potuto evadere.
E’ possibile, la carne è debole, chissà.
Forse persino Socrate un pensierino di sputare la cicuta l’avrà fatto.

Buongiorno (oggi soprattutto a chi sta dentro)
5AM