13/10/2004

capodanno

Non tutti festeggeranno nel solito modo il prossimo capodanno.
Molte persone che lavorano nel settore tessile-abbigliamento stanno guardando con crescente apprensione all'avvicinarsi della data dell'1 gennaio 2005.
E' una data significativa, perchè segna la fine del sistema di dazi e quote che ha "regolato" per 40 anni i flussi mondiali del settore.
Settore che comunque, dazi o non dazi, in questi 40 anni è stato ben più e meglio regolato dalla crescita e dall'evoluzione dei consumi e dei consumatori.
Naturalmente i politici cercano di rispondere da par loro alle ansie degli operatori, ed è tutto un fiorire di commissioni di studio, interpellanze, tentativi di rinvio, o di "riduzione" d'impatto, di quello che tutti vedono come il pericolo giallo alle porte dell'Europa e dell'Italia.
Ma non c'è di che preoccuparsi, la nostra industria dell'abbigliamento si è già suicidata da tempo con le proprie mani, sposando un concetto di moda "lunare" e dai prezzi astronomici che interessano fasce sempre più ristrette e marginali della popolazione mondiale.
Inoltre le inefficienze logistiche e gli sprechi del settore sono paragonabili solo a quelli del settore pubblico.
Ma il settore della moda è stato continuamente salvato in extremis, di volta in volta da diversi benefattori: americani (anni 80), giapponesi (anni 90), russi (anni 2000), desiderosi di affermare il loro benessere, caricandosi di status symbol come alberi di natale, fino al giorno in cui non hanno dovuto guardare nel portafoglio e nell'armadio e, infine, schiaffeggiandosi, nello specchio.
Forse ora siamo alla resa dei conti, forse ancora no, ma ci sono sempre aspetti divertenti anche nelle più tristi vicende.
Come quella perla di ingenuità che si può leggere al capitolo "Technology breakthrough in apparel manufacture" (pag. 29) di un documento redatto, recentemente, nientemeno che dal gruppo di lavoro denominato "High Level Group" e incaricato, direttamente dalla Commissione Europea, di trovare e raccomandare rimedi contro la catastrofe industriale ed occupazionale prossima ventura.
Ebbene, fra le tante idee raccolte nel documento, alcune anche interessanti, questa è degna del milglior Buttiglione, detto anche "il filosofo", se non altro per ingenuità: essa stabilisce che bisogna al più presto inventare una nuova tecnologia per dare un arma competitiva vincente all'industria europea della confezione, nei confronti dell'industria asiatica, che resterebbe così indietro, essendo basata sul tradizionale uso di manodopera.
Riporto il testo originale perchè è veramente stupefacente per la sua ingenuità:

"Only limited incremental changes have come about in recent years in clothing manufacture and the sewing machine remains the principal means by which fabric is joined together to make the finished clothing product. The high labour content of this operation, and the correspondingly low capital investment required place much of clothing manufacture within the EU (and the textile spinning and weaving which supplies it) at a severe competitive handicap as compared to third countries. To
overcome this handicap, the High Level Group recommends that work begin in order to make an early breakthrough in clothing technology.
Not only would such a step-change, if successful, boost European manufacturing activity. It will at the same time offer more stable and more highly-skilled job opportunities in full conformity with the objectives of the Lisbon and Barcelona targets, and further enhance the quality and consistent faultfree nature of European apparel."

A parte il fatto che la tecnologia più evoluta nel settore dell'abbigliamento è, manco a dirlo, giapponese, e non mi risulta che il Giappone abbia ancora presentato la sua candidatura a partecipare all'Unione Europea, poi rimane sempre il piccolo problema di quel vecchio proverbio, che così recita: "fra il dire ed il fare c'è di mezzo il mare".

5am

PS: Vi posso assicurare che questa volta il buon Buttiglione non c'entra.
Buonanotte a tutti.